I vescovi della Diocesi di Massa
Nel 2022 si è celebrato il bicentenario della fondazione della Diocesi di Massa, eretta il 18 febbraio 1822 dal pontefice Pio VII con la bolla "Singularis Romanorum Pontificum".
Per l’occasione l’Archivio storico diocesano di Massa ha realizzato le schede biografiche degli undici vescovi che si sono succeduti sulla sua cattedra fino al 1988, anno in cui la Diocesi di Massa è stata soppressa e fusa con la Diocesi di Pontremoli (dando origine alla Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli).
Sono state inoltre ricostruite le complesse vicende storico istituzionali che nel corso dei due secoli hanno cambiato i confini della diocesi, modificandone la configurazione.
Al momento della sua nascita, a seguito della bolla "Singularis Romanorum Pontificum" datata 18 febbraio 1822 di papa Pio VII, la Diocesi di Massa aveva una fisionomia molto diversa da quella attuale: comprendeva l’area apuana (corrispondente agli attuali comuni di Massa, di Carrara e di Montignoso), buona parte della Garfagnana, diversi territori della Val di Magra ed una porzione della Val di Vara.
Per comprendere il perché di questa configurazione occorre considerare il contesto storico del tempo. A partire dalla seconda metà del Settecento nelle corti europee si era diffusa una corrente di pensiero, nota come giurisdizionalismo, che attribuiva al sovrano la facoltà di intervenire sulle nomine delle cariche ecclesiastiche e di introdurre riforme riguardanti vari aspetti della vita religiosa. Questa forma di controllo sulle chiese locali risultava tanto più efficace quanto più i confini delle diocesi ricadevano sotto un unico dominio, di conseguenza molti regnanti si adoperavano per far coincidere i territori delle diocesi con quelli delle giurisdizioni amministrative.
A Massa e Carrara in quel tempo regnava Maria Beatrice Cybo-d'Este, nata dal matrimonio tra Maria Teresa Cybo-Malaspina e il duca di Modena Ercole III d'Este. Con Maria Beatrice, che nel 1790 era succeduta alla madre Maria Teresa (ultima esponente della dinastia Cybo), il Ducato di Massa e Principato di Carrara era entrato politicamente nell’orbita del Ducato di Modena e Reggio.
Nel 1814, con il Congresso di Vienna, i Domini estensi furono ampliati: oltre alla Garfagnana (territorio estense già da secoli) e al Ducato di Massa e Principato di Carrara (acquisito con Maria Beatrice), al casato d’Este furono assegnati anche gli ex-feudi della Lunigiana, situati nella media Val di Magra e in Val di Vara.
Il duca di Modena Francesco IV, figlio di Maria Beatrice e di Ferdinando d'Asburgo-Lorena, sentì l’esigenza di unificare tutti questi territori “d’oltre Appennino” in un’unica Diocesi ed ottenne l’istituzione di un Vescovado con sede a Massa nel 1822.
La bolla di erezione assegnava alla nuova Diocesi centododici parrocchie smembrate dalla Diocesi di Luni-Sarzana. Di lì a poco, con la bolla integrativa del 3 luglio, furono assegnate altre quarantotto parrocchie e cure della Garfagnana estense, scorporandole dall’Arcidiocesi di Lucca.
Nel corso dei due secoli di esistenza la Diocesi di Massa ha subito altre modifiche a causa dalle complesse vicende che hanno caratterizzato il suo territorio. Tra le variazioni più consistenti vi furono quelle derivanti dalla bolla di papa Pio IX del 17 dicembre 1853, con cui si riordinarono le diocesi del Ducato austro estense di Modena. Il riordino di queste diocesi si era reso necessario dopo lo stravolgimento determinato dal trattato di Firenze del 28 novembre 1844 (un accordo stipulato tra i governi di Firenze, Modena e Parma con lo scopo di razionalizzare i confini attraverso un complicato programma di permute).
La bolla del 1853 prevedeva vari trasferimenti di parrocchie da eseguirsi quando le diocesi di provenienza fossero state vacanti. In particolare la Diocesi di Massa acquisì le restanti parrocchie della Garfagnana che ancora dipendevano da Lucca e da Luni-Sarzana, nonché le parrocchie di Rocchetta Vara e di Suvero (dipendenti dalla Diocesi di Brugnato). Cedette per contro diciassette parrocchie poste nei territori di Villafranca e di Mulazzo alla Diocesi di Pontremoli, ricevendo in cambio da quest’ultima altrettante parrocchie poste nei territori di Fivizzano e di Casola, ma solo nel 1901, dopo una lunga disputa.
Quando, nel 1938, fu istituito il Comune di Apuania (unendo insieme i Comuni di Massa, Carrara e Montignoso), anche la Diocesi assunse il nome di Apuania (dal 1939). I tre Comuni furono ripristinati nel 1946, tuttavia la Diocesi mantenne quella denominazione fino al 1986.
Dal suo territorio, nel 1959, furono scorporate altre dodici parrocchie poste nei comuni di Calice al Cornoviglio e Rocchetta Vara, in Provincia della Spezia, che passarono alla Diocesi di Brugnato.
È in epoca più recente tuttavia che vanno cercati i due avvenimenti più importanti per la sua storia. Il primo, nel 1988, è stato la soppressione e fusione delle Diocesi di Massa e di Pontremoli, che ha dato origine alla Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli. Il secondo, nel 1992, è stato il passaggio di tutte le parrocchie della Garfagnana alla Arcidiocesi di Lucca.
Oggi il territorio Diocesano corrisponde quasi interamente alla Provincia di Massa-Carrara.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa: Fondo della Curia vescovile di Massa, serie Santa Sede: bolle e relazioni con Congregazioni e Uffici, 1, bolla "Singularis Romanorum Pontificum" di papa Pio VII, 18 febbraio 1822; serie: Ordini e pastorali del Vescovo, faldone 1, fasc. 45: "Circolare relativa alla sistemazione della Diocesi", 1828 mag. 1.
Bibliografia
Lanforti, Igino, Storia della Diocesi di Massa. Le origini (1822-1832), Antiche Porte, Reggio Emilia, 2004
Franchi, Giacomo - Lallai, Mariano, Da Luni a Massa Carrara-Pontremoli: il divenire di una diocesi fra Toscana e Liguria dal 4. al 21. secolo, Aedes Muratoriana, Modena, 2000, Parte I, vol. II
Lallai, Mariano, La chiesa collegiata di San Pietro a Massa: continuazione e fine, in Giornale Storico della Lunigiana e del Territorio Lucense, Istituto Internazionale di Studi Liguri, La Spezia, n.s., 1982, XXXIII, pp. pp. 5-38
Lallai, Mariano, La chiesa collegiata di S. Pietro a Massa, in Giornale Storico della Lunigiana e del Territorio Lucense, Istituto Internazionale di Studi Liguri, La Spezia, n.s., 1980-1981, XXXI-XXXII, pp. 60-76
Ricci, Angelo, Guida storico-statistica della Diocesi di Apuania, Pistoia, Tipografia pistoiese, 1955
Cappelletti, Giuseppe, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Antonelli, Venezia, 1859, 15, pp. 411-424
Scheda a cura di Paola Cervia
2022
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Francesco Antonio Zoppi (in religione Francesco Maria) nacque il 6 giugno 1765 a Cannobio sul Lago Maggiore da Francesco e da Maria Francesca Branca.
Attese agli studi nel seminario di Milano e conseguì il dottorato in teologia e diritto canonico in data 28 maggio 1788 presso l'Università di Pavia. Il 20 dicembre dello stesso anno venne ordinato sacerdote a Milano. Aderì alla Congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo, formata da sacerdoti legati da un particolare voto di ubbidienza al proprio vescovo; in tale occasione assunse il nome di Francesco Maria, con cui è comunemente conosciuto.
Si dedicò all'insegnamento della grammatica presso il collegio di Gorla Minore finché, nel 1790, l'arcivescovo di Milano Filippo Maria Visconti decise di nominarlo vicario e provisitatore delle Tre Valli Ambrosiane (corrispondenti ai distretti ticinesi di Blenio, Leventina e Riviera), ufficio che ricoprì fino al 1798. Rivestì inoltre l'incarico di rettore del seminario di Pollegio dal 1796 al 1798 e, nei successivi cinque anni, quello di insegnante di teologia dogmatica, di morale e di lingue orientali nel seminario della canonica di Milano, istituto di cui assunse la direzione. Di seguito divenne parroco di San Pietro in Caminadella (dal 1803 al 1808), quindi prevosto del capitolo di Santo Stefano maggiore in Milano (dal 1808 al 1823). In quel contesto, caratterizzato dalla politica anticlericale dei governanti giacobini, acquisiva una certa fama come predicatore e stabiliva rapporti con il filologo ed epigrafista Giovanni Labus, con il vicario generale Carlo Sozzi e con monsignor Vincenzo Maria Strambi, vescovo di Macerata e Tolentino, di cui fu confessore.
In epoca di Restaurazione intensificò le relazioni con esponenti del mondo cattolico laico (in particolare con Francesco Pertusati, Giacomo Mellerio e Carlo Arconati) e divenne membro delle associazioni "Pia unione di carità e beneficenza" e "Amicizia cristiana". Promosse inoltre l'opera delle Figlie della carità (congregazione fondata a Verona nel 1808 dalla marchesa Maddalena di Canossa con lo scopo di assistere spiritualmente, educare ed istruire le fanciulle delle classi povere e medie) alle quali assegnò, nel 1816, uno stabile presso la basilica di Santo Stefano, ponendo così le basi per quello che oggi è noto come Istituto canossiano di Milano.
Parimenti, a partire dal 1817, incoraggiò lo sviluppo delle Pie case d'industria che fornivano formazione e lavoro a mendicanti e disoccupati che non potevano accedere al mercato del lavoro per via di disabilità fisiche o mentali.
Il suo attivismo nell'ambito delle opere assistenziali contribuì a diffonderne la popolarità nel Regno Lombardo-Veneto e tra i membri della casa d'Asburgo d'Este.
Il 17 novembre 1823 papa Leone XII, dietro istanza della duchessa di Massa e Carrara Maria Beatrice d'Este, lo proclamò primo vescovo della diocesi di Massa (eretta il 22 febbraio 1822). La consacrazione episcopale venne impartita dal cardinale Giulio Maria della Somaglia il 23 novembre 1823. L'atto di possesso del vescovato della diocesi di Massa (Ducale), datato 8 gennaio 1824, fu firmato per procura dal vicario capitolare Carlo Staffetti, mentre l'ingresso solenne in città avvenne dopo circa tre mesi, il 10 aprile 1824.
Come prima opera pastorale monsignor Zoppi consacrò la neo costituita diocesi e la città di Massa a San Francesco d'Assisi, con festa di precetto il 4 ottobre. Di seguito organizzò la visita pastorale che lo tenne impegnato per tre anni a causa delle difficoltà di spostamento nel territorio diocesano, che era impervio e poco servito da vie di comunicazione. Nel corso della visita riscontrò una inadeguata preparazione in buona parte del clero ed una scarsa istruzione religiosa tra i fedeli. Per porre rimedio alla diffusa povertà spirituale nel 1826 si rivolse alla sovrana, affinché gli mettesse a disposizione un buon numero di missionari predicatori; rese poi obbligatori i corsi di esercizi spirituali per i sacerdoti e regolamentò le ordinazioni sacre, la disciplina ecclesiastica, l'istruzione e l'educazione dei chierici, l'officiatura della messa e le scuole di dottrina cristiana (oltre che il funzionamento delle confraternite e l'istituzione dei legati pii). Sempre grazie all'aiuto di Maria Beatrice d'Este fondò il seminario di Castelnuovo Garfagnana (1827) e il seminario maggiore di Massa (1830); intraprese inoltre azioni per istituire un seminario anche a Pontebosio, in Lunigiana, che però vedrà l'apertura nel 1836, sotto l'episcopato del successore Francesco Strani.
Anche il tema della scolarizzazione rivestì per lui grande importanza: promosse infatti l'istituzione di una "Scuola della carità" per decine di ragazze povere, su modello di quella retta dalle religiose canossiane da lui patrocinata a Milano.
Il 1° maggio 1828 Zoppi si sentì pronto per promulgare un decreto che definiva formalmente struttura e funzioni della Curia vescovile e disegnava l'organizzazione giurisdizionale del territorio diocesano, che fu suddiviso in sedici vicariati (o distretti) affidati ad altrettanti vicari foranei incaricati di trasmettere le disposizioni vescovili e di vigilarne l'osservanza. Ai predetti vicari competevano anche, ciascuno all'interno del proprio distretto, gli offici di prefetto della disciplina del clero, di priore delle compagnie della dottrina cristiana e di promotore delle cause pie.
Nel 1830, dopo appena sette anni di episcopato, egli presentò le sue dimissioni al pontefice Gregorio XVI, che inizialmente negò il suo consenso. Il 1º ottobre 1832, a fronte di reiterate richieste, ottenne infine la concessione di ritirarsi. Le cause addotte dal presule facevano riferimento alle cattive condizioni di salute, ma gli studiosi sono inclini ad attribuirle a insanabili dissidi con le autorità che governano la Provincia austro-estense di Massa e Carrara ricorrendo a metodi repressivi e illiberali. Il riferimento va al governatore Giuseppe Petrozzani e al capo della polizia Andrea Desperati, i quali sospettavano che monsignor Zoppi simpatizzasse per le istanze risorgimentali.
Monsignor Francesco Strani, che gli successe nella cattedra vescovile di Massa, dispose che gli atti ufficiali più importanti promulgati dal predecessore venissero posti in appendice al primo Sinodo diocesano (che si tenne a Massa dal 10 al 12 settembre 1839): un implicito riconoscimento alla solidità dell'impianto legislativo dato alla diocesi.
Dopo il suo ritiro fu nominato vescovo titolare di Gera in partibus ed entrò a far parte del capitolo metropolitano di Milano (23 aprile 1833). Si trasferì quindi nella nativa Cannobio, dove morì il giorno 8 aprile del 1841.
Il suo corpo fu sepolto nella chiesa di Santa Giustina, annessa all'antico convento delle Orsoline. Tra le sue volontà testamentarie vi fu l'istituzione di alunnati nei seminari di Novara, Milano e Massa, nonché un legato per consentire l'apertura una nuova casa delle Figlie della carità presso la parrocchia di San Simpliciano a Milano.
Un'attenzione particolare fu riservata alla città di cui era stato il primo vescovo: destinava infatti al seminario maggiore di Massa la sua biblioteca, ricca di preziose opere patristiche, come pure le sue argenterie e suppellettili. Faceva inoltre dono del suo cuore alla cattedrale di San Pietro e San Francesco d'Assisi di Massa. La teca con il cuore, inizialmente collocata nel pilastro "in cornu espistolae" del presbiterio, è stata trasferita alla fine del XIX secolo nella annessa cappella delle Stimmate, “in cornu evangeli”.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa:
- Fondo della Curia vescovile di Massa, serie "Bolle e lettere della Santa Sede", filza I, fasc. 15 e filza III, fasc. 4/14; serie "Ordini e pastorali dei vescovi", filza 2, fasc. 27;
- Fondo della Parrocchia della basilica cattedrale di Massa, serie "Morti", reg. VIII, p. 193;
- Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39 bis, cartellina "Notizie biografiche di sua ecc. mons. Francesco Maria Zoppi" e unità 41;
- Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
Staffetti, P., Raccolta di poesie latine e italiane d'applauso alla esaltazione di monsignor Francesco Maria Zoppi alla sede vescovile di Massa e Carrara, dalla tipografia e libreria d'Omobono Manini, Milano, s.d. [1823]
Staffetti, Carlo, Per la venuta in Massa del reverendissimo ed illustrissimo monsignor Francesco Maria Zoppi primo suo vescovo. Poesie al medesimo dedicate dall'arciprete della cattedrale d. Carlo conte Staffetti, per Luigi Frediani, Massa, 1824
Cenni biografici intorno a monsignor Francesco Maria Zoppi primo vescovo di Massa e Carrara poi vescovo in partibus di Gerra, a cura di Anon., coi tipi della ditta Boniardi-Pogliani, Milano, 1847
Cappelletti, Giuseppe, Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Antonelli, Venezia, 1859, 15, pp. 411-424
De Vit, Vincenzo, Il Lago Maggiore, Stresa e le isole Borromee. Notizie storiche colle vite degli uomini illustri dello stesso lago, Alberghetti, Prato, 1876, 2.1, pp. 382-383
Matteoni, Gio. Antonio, Guida delle chiese di Massa Lunense, Tip. San Pietro, Massa, 1879
Mussi, Luigi, Alcune memorie di mons. Francesco Maria Zoppi, primo vescovo di Massa, Tip. Metastasio, Assisi, 1916
Mussi, Luigi, Intorno alle dimissioni di s.e. mons. Francesco Maria Zoppi, primo vescovo di Massa, Medici, Massa, 1919
Mussi, Luigi, Cenni storici di cento anni fa, in Bollettino della Diocesi di Massa - Carrara. Organo ufficiale degli atti della Curia, Massa, 1926, pp. 39-40
Mussi, Luigi, Mons. Francesco Maria Zoppi primo vescovo di Massa. Discorso letto nel Seminario di Massa il dì 8 dicembre 1929, Tip. Zelli, Arezzo, 1931
Zammaretti, Lino, Nel centenario della fondazione del Monastero delle Orsoline in Cannobio, 1837-1937. La figura di mons. Francesco Maria Zoppi, primo vescovo di Massa, Editore E. Cattaneo, Novara, 1937
Nobili, Ennio, I vescovi della Restaurazione e dei moti rivoluzionari, in «Vita apuana. Settimanale cattolico», Tip. SEI, Massa, n. del 13 Settembre 1970, p. 4
Ricci, Angelo, I vescovi che hanno retto la diocesi, in «Vita apuana. Settimanale cattolico», Tip. SEI, Massa, n. 8 del 1972, p. 5
Giampaoli, S., Società e cultura a Massa Carrara nella Restaurazione, in Massa e Carrara nella Restaurazione. Il governo di Maria Beatrice Cybo d'Este, atti e memorie del convegno (Massa e Carrara 31 agosto - 2 settembre 1979), Aedes Muratoriana, Modena, 1980, pp. 70-73
Agosti, Guido - Ricci, Angelo, Mons. Francesco Strani secondo vescovo di Massa e Carrara: note biografiche (1780-1855). 2 parte: Diocesi di Massa e mons. Zoppi, in Massa e Carrara: da Maria Beatrice a Vittorio Emanuele 2., 1829-1859. Atti e memorie del convegno (Massa Carrara e Versilia 8-9-10 settembre 1989), Aedes Muratoriana, Modena, 1990, pp. 241-244
Lanforti, Igino, Storia della diocesi di Massa. Le origini (1822 - 1832), Antiche Porte, Reggio Emilia, 2004, pp. 159-229
Lallai, Mariano, Corpus delle epigrafi della cattedrale di Massa, Aedes Muratoriana, Modena, 2017, pp. 116-119
Sitografia
Dizionario storico della Svizzera DSS, Francesco Maria Zoppi, a cura di Chiesi Ermotti, Francesca
https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/026410/2012-11-21/
Santi, beati e testimoni, Mons. Francesco Maria Zoppi vescovo, voce a cura a cura di Ziviani, Simone
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96437
Treccani – Dizionario biografico degli italiani, Zoppi, Francesco Antonio, voce a cura di Benzoni, Riccardo, 2020
ZOPPI, Francesco Antonio in "Dizionario Biografico" (treccani.it)
Wikipedia, Francesco Maria Zoppi, voce a cura di Franceschini, Luca, 2021
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Maria_Zoppi
Catholic-Hierarchy, Bishop Francesco Maria Zoppi, voce a cura di Cheney, David M., 2020
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Maria_Zoppi
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1. Francesco Maria ZoppiFrancesco Strani nacque il 16 novembre 1780 a Corniano (frazione del comune di Bibbiano) da Giovanni Luigi (vulgo Giuseppe) e Maria Teresa Bertolini.
Compì i primi studi nel corso degli anni 1792-1795 presso la Parrocchia di Maria Vergine Assunta di Bibbiano, allora retta dall'arciprete Filiberto Veratti (lettore di filosofia e teologia nel Seminario di Nonantola, esaminatore prosinodale e protonotario apostolico). Sempre a Bibbiano ottenne prima la vestizione (5 febbraio 1792) e poi la tonsura (24 giugno 1793). Di seguito fu ammesso, forse come alunno esterno, presso il Seminario urbano di Reggio Emilia con annesso Collegio. Presso quest'ultimo, trasformato in Liceo nel 1796, egli proseguì gli studi anche dopo la soppressione del Seminario decretata dalla Repubblica Cisalpina in data 30 luglio 1798. Il suddiaconato gli venne conferito il 23 settembre 1803 e gli ordini maggiori alla fine del 1804.
Nel 1808 fu nominato cappellano curato nella cattedrale di Reggio e nel 1815 rettore della parrocchia di San Bartolomeo "in San Rocco" (con presa di possesso in data 15 dicembre 1816). Resse la parrocchia fino al 1820, rimanendovi tuttavia assegnato come economo spirituale fino al 1822.
Il 10 agosto 1820 ricevette la nomina a canonico teologo della cattedrale di Reggio ed in seguito, il 21 aprile 1823, ad arciprete della cattedrale di Reggio Emilia. Fu scelto come pro-vicario (1822-1823) e poi come vicario generale della Diocesi (1823-1825) dal vescovo Angelo Maria Ficarelli. Alla di lui morte ricoprì l'incarico di vicario capitolare (dal 7 giugno 1825 al luglio 1826).
Papa Gregorio XVI lo elesse vescovo della Diocesi di Massa (Massensis) in data 23 giugno 1834. La consacrazione avvenne il 6 luglio 1834 ad opera del cardinale Carlo Odescalchi. Una volta insediato si attivò per portare a termine l'attività organizzatrice della Diocesi iniziata dal suo predecessore, il vescovo Francesco Maria Zoppi (primo vescovo di Massa).
Nel 1836 aprì il Seminario di Pontebosio (Licciana Nardi) che si aggiunge a quelli già funzionanti di Massa e di Castelnuovo Garfagnana. Appoggiò le attività della Scuola San Filippo Neri presso la chiesa della Misericordia di Massa, oggi retta dai Fratelli delle scuole cristiane (fondata grazie all'interessamento del canonico Pier Maria Reschigna, esecutore testamentario della nobildonna Teodolinda Quarenghi di Bergamo che nel 1834 aveva lasciato un generoso legato destinato alla educazione dei fanciulli). Per far sì che il pubblico insegnamento fosse esteso anche alla gioventù femminile chiamò le Figlie di Gesù da Modena affinché aprissero una scuola femminile prima a Massa (1841) e poi a Carrara (1851).
Indisse quattro visite pastorali in modo da vigilare sulla corretta applicazione delle disposizioni del predecessore, il vescovo Francesco Maria Zoppi, segnatamente riguardo all'insegnamento della dottrina cristiana, alla disciplina del clero, al culto divino e alla regolamentazione delle confraternite.
La sua opera più importante rimane il primo Sinodo della Diocesi Massese, celebrato nei giorni 10, 11 e 12 settembre 1839. Significativamente egli scelse il giorno successivo (13 settembre 1839) per consacrare la chiesa di San Pietro e San Francesco in cattedrale, dopo averne curato la ristrutturazione e ampliato il coro per adattarlo all'officiatura quotidiana dei canonici del Capitolo.
Morì a Massa il 16 dicembre 1855 e fu sepolto il 19 dicembre nella cattedrale, sotto gli scalini del presbiterio, ove è stata posta una epigrafe in seguito spostata nell'adiacente oratorio delle Stimmate.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa:
Fondo della Parrocchia della cattedrale di Massa, serie "Morti", reg. IX, p. 273;
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39, cartellina "S.e. mons. Strani";
Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
Agosti, Guido, Da arciprete a vescovo di Massa Lunense. Mons. Francesco Strani (1780-1855), Bizzocchi Ed., Reggio Emilia, 1990
Agosti, Guido - Ricci, Angelo, Mons. Francesco Strani secondo vescovo di Massa e Carrara: note biografiche (1780-1855), in Massa e Carrara: da Maria Beatrice a Vittorio Emanuele 2., 1829-1859. atti e memorie del convegno (Massa Carrara e Versilia 8-9-10 settembre 1989), Aedes Muratoriana, Modena, 1990
Ricci, Angelo, I vescovi che hanno retto la Diocesi, in Vita apuana, Massa Carrara, 27 febbraio - 3 marzo 1972, pp. 5
Ricci, Angelo, I seminari diocesani di Apuania e le ordinazioni sacerdotali in progressiva diminuzione dal 1824 al 1963, Tipografia moderna, la Spezia, [1964]
Mussi, Luigi, Donna Teodolinda Querenghi da Bergamo, insigne protettrice della fanciullezza massese. Commemorazione fatta nella chiesa di N.S. della Misericordia in Massa dal canonico dott. Luigi Mussi il dì 2 novembre 1936, Tip. Mori, Aulla, 1936
Matteoni, Gio. Antonio, Guida delle chiese di Massa Lunense, Tip. San Pietro, Massa, 1879
Sitografia
Catholic-Hierarchy, Bishop Francesco Strani, voce a cura di Cheney, David M.
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bstrani.html
Wikipedia, Francesco Strani, voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Strani
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2. Francesco StraniGiacomo Bernardi nacque nel il 1° maggio 1799 a Sant'Annapelago (Pievepelago), una località del modenese posta a ridosso del crinale appenninico. Attese agli studi prima a Modena e poi a Roma, dove si laureò in legge. Ordinato sacerdote il 23 marzo 1822, fu chiamato a Città di Castello da monsignor Giovanni Muzi, vescovo di quella diocesi, il quale gli affidò diversi incarichi. Successivamente fece ritorno a Modena dove fu scelto dal duca Francesco V d'Austria d'Este quale suo elemosiniere.
Nominato vescovo di Massa il 16 giugno 1856, ricevette la consacrazione episcopale il 22 di quello stesso mese e anno da monsignor Girolamo d'Andrea, cardinale di Sant'Agnese fuori le mura.
Una volta giunto nella sua diocesi promosse le attività del seminario maggiore di Massa ampliandone la sede che era stata ricavata dall'ex convento di San Francesco. Più precisamente fece sopraelevare di un secondo piano un lato dell'edificio quattrocentesco in modo da ricavarne stanze da destinare ai seminaristi (precedentemente alloggiati in cameroni) ed ampliò la costruzione aggiungendo alcune pertinenze sul lato occidentale. Oltre a ciò costruì ex novo un palazzo a tre piani con portici (l'attuale sede della Curia vescovile), confinante da un lato con il complesso del seminario e dall'altro con la chiesa cattedrale.
Il suo episcopato attraversò un periodo di profonde trasformazioni politiche legate all'Unificazione e alla conseguente sostituzione della legislazione sugli enti religiosi del Ducato austro estense di Modena con le norme in vigore nello Stato Sabaudo. Tra queste le cosiddette leggi neo-giurisdizionaliste, che soppressero quegli ordini religiosi che non erano ritenuti di utilità sociale. In questo mutato quadro politico monsignor Giacomo Bernardi assistette nel 1859 all'allontanamento dei Gesuiti, ai quali era affidata la gestione del ginnasio e del liceo di Massa. Parimenti vide incamerati diversi beni intestati a enti ecclesiastici, tra cui le rendite che i duchi di Modena avevano istituito per sovvenzionare i seminari diocesani.
Prese parte al Concilio Vaticano I dove si schierò tra coloro che consideravano inopportuna la definizione dommatica della infallibilità del papa, aderendo solo infine, per atto di umiltà, alla decisione della maggioranza.
Morì a Massa il 23 dicembre 1871 e, in accordo con le sue disposizioni, venne sepolto nel santuario di Maria Aiuto dei Cristiani in Massa, detto "dei Quercioli". Questa decisione muoveva dalla sua profonda devozione per Maria ausiliatrice, di cui promosse il culto con molteplici iniziative tra cui la fondazione, in data 7 novembre 1870, di un altare e di una confraternita sotto quel titolo proprio nel predetto santuario.
Sul suo sepolcro, in accordo con le sue volontà, fu posta la seguente iscrizione «Qui riposano le spoglie mortali del terzo vescovo di Massa. Giacomo Bernardi. pregate Dio per l'anima sua». Nel presbiterio della cattedrale fu invece collocata una lapide che ne commemorava la figura (in seguito spostata nella cappella delle Stimmate).
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa:
Fondo della Parrocchia della basilica cattedrale di Massa, serie "Morti", reg. X, p. 323;
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39, cartellina "S.e. mons. Giacomo Bernardi ...";
Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
Ricci, Angelo, I vescovi che hanno retto la Diocesi, in Vita apuana, Massa Carrara, 27 febbraio - 3 marzo 1972, p. 5
Matteoni, Gio. Antonio, Guida delle chiese di Massa Lunense, Tip. San Pietro, Massa, 1879
Masinelli, Antonio, Discorso funebre di monsignor Giacomo Bernardi vescovo di Massa recitato nella metropolitana di Modena il giorno 28 febbraio 1872 dal dottor don Antonio Masinelli e pubblicato per cura del nipote d. Vincenzo Bernardi, Modena, 1872
Sitografia
Wikipedia, Giacomo Bernardi, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Bernardi
Catholic-Hierarchy, Bishop Giacomo Bernardi, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bberngi.html
[Benassi, Lucio], Il santuario Maria Ausiliatrice dei Quercioli. Mons. Giacomo Bernardi, 2018, in Carraraonline
https://www.carraraonline.com/santuario-dei-quercioli.html
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3. Giacomo BernardiNacque il 16 luglio 1823 a Colle di Compito (Capannori) da Biagio e Maddalena Marcheschi. Il 19 settembre 1846 fu ordinato sacerdote e assegnato alla cura delle anime della Pieve di Montuolo (Lucca) inizialmente come coadiutore dell'anziano pievano Federigo Calamata e poi, a partire dal 1854, come parroco. Nel 1855, mentre imperversava l'epidemia di colera, si distinse per il fattivo sostegno offerto ai suoi fedeli; pochi anni dopo, nel 1857, gli fu offerta la Prioria di San Paolino in Lucca ma egli rifiutò per non abbandonare la popolazione di Montuolo.
Nel 1866 fu chiamato a Lucca dall'arcivescovo Giulio Arrigoni per ricevere l'incarico di canonico penitenziere della cattedrale di San Martino. Ricoprì di seguito anche gli uffici di vicario per le suore, di esaminatore prosinodale, di deputato per la Congregazione diocesana del Sinodo e di revisore dei casi di coscienza.
Il 6 Maggio 1872 papa Pio IX lo nominò vescovo di Massa. La consacrazione episcopale ebbe luogo nella chiesa di Sant'Alfonso all'Esquilino in Roma il 9 maggio 1872, ad opera del cardinale Camillo Di Pietro.
L'ingresso in diocesi, avvenuto il 23 giugno 1872, fu turbato da una dimostrazione ostile organizzata da appartenenti alla massoneria. Una settimana dopo, quale segno di affetto e di riparazione per l'oltraggio subito, il clero e il popolo di Massa organizzarono una imponente cerimonia durante la quale offrirono al neo-eletto vescovo una croce pettorale d'oro. Analoga cerimonia ebbe luogo nel giugno 1873, con l'omaggio di un pastorale d'argento.
Il suo episcopato si inserì in un contesto politico avverso alla Chiesa, che vide l'applicazione di norme neo-giurisdizionaliste di matrice anticlericale e la confisca di una parte dei beni appartenenti agli enti religiosi (le cosiddette leggi di eversione dell'asse ecclesiastico). Si spiega in quest'ottica anche il ritardo con cui fu concesso il «regio exequatur», cioè l'assenso dell'autorità civile alla sua nomina di vescovo, come pure la consegna del Palazzo vescovile, cosicché il presule fu inizialmente costretto a insediarsi nel seminario di Massa.
Dalle confische governative furono particolarmente colpiti i seminari diocesani, fino ad allora sorretti da dotazioni lasciate dai duchi austro-estensi di Modena. Perché quelle rendite fossero nuovamente riconosciute il vescovo Tommasi dovette sostenere una lunga causa giudiziaria contro lo Stato.
Aderì attivamente al nascente movimento sociale cattolico partecipando a due Assemblee nazionali della Gioventù cattolica e promuovendo la fondazione dei primi circoli in diocesi (a Massa e a Forno).
Diede altresì impulso alla stampa cattolica dando vita nel 1873 a «L'operaio cattolico» (il primo periodico diocesano, diretto dal parroco di Forno don Angelo Pitanti) e rendendo la Tipografia san Pietro di Massa un centro di diffusione della «buona stampa».
Eresse in diocesi la Compagnia di San Vincenzo de Paoli (costituita da sacerdoti che prestavano opera di predicazione missionaria), l'Opera della santa infanzia e l'Opera del denaro di san Pietro. Sostenne inoltre diverse associazioni religiose tra cui le Figlie di Maria, il Terzo ordine francescano e la Compagnia del rosario.
Ampliò l'offerta educativa del seminario maggiore di Massa aggiungendo l'insegnamento del diritto canonico e istituendo il corso di filosofia. Nel 1882 aprì anche il Collegio-convitto per l'educazione cristiana dei giovani che provenivano da parrocchie lontane.
Di ritorno dall'VII Congresso cattolico italiano, che si tenne a Lucca nell'aprile 1887, si ammalò e morì la sera del 7 agosto 1887. Nel testamento lasciò un sostanzioso legato per finanziare i lavori di restauro della cattedrale.
La sua salma fu sepolta nella cappella del cimitero di Massa, che durante l'ultimo conflitto bellico ebbe a subire pesanti danneggiamenti. Il 9 gennaio 1950, nel corso della ricostruzione del cimitero, i resti del presule furono recuperati e raccolti in un'urna che venne murata in fondo alla nuova chiesa cimiteriale, con un cippo marmoreo a indicarne la collocazione.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa,
Fondo della Parrocchia della basilica cattedrale di Massa, serie "Morti", reg. XII, p. 157;
Fondo del Capitolo della cattedrale di Massa, serie "Carteggio col vescovo", unità 10 e serie "Carteggio e atti amministrativi" unità 7 (sottounità 11);
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39, cartellina "S.E. Mons. Tommasi";
Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
Ricci, Angelo, I vescovi che hanno retto la Diocesi, in Vita apuana, Massa Carrara, 27 febbraio - 3 marzo 1972, pp. 5
Ricci, Angelo, Una congregazione di sacerdoti missionari nel secolo scorso in Diocesi di Massa, in Vita Apuana, 1966 Società Editrice Il Telegrafo, Livorno, pp. 4
Mussi, Luigi, I violenti soprusi della Massoneria per l'ingresso in Massa del vescovo Giovan Battista Tommasi, Tipografia A. Canale, Sarzana, 1936
Sarti, Andrea, Mons. Gio. Battista Tommasi vescovo di Massa ... ricordato nelle solenni esequie del dì decimo della sua morte 17 agosto 1887, Stabilimento Tipografico di V. Menzione, Massa, 1887
Sitografia
Wikipedia, Giovanni Battista Tommasi, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Alessio_Tommasi
Catholic-Hierarchy, Bishop Giovanni Battista Tommasi, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/btommas.html
Scheda a cura di Paola Cervia
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4. Giovanni Battista TommasiAmilcare Tonietti nacque il 24 giugno 1847 a Rio Marina, sull'isola d'Elba, da Bartolomeo ed Eletizia Caselli.
Attese agli studi nel seminario di Livorno e presso i Padri della Missione in Savona. Il 13 settembre 1871 fu ordinato sacerdote dall'arcivescovo di Genova monsignor Salvatore Magnasco. A partire dal 1870 ricoprì l'incarico di insegnante di matematica, fisica e lingue straniere dapprima a San Martino d'Albaro (presso il ginnasio del Collegio Dante Alighieri e le scuole tecniche) e poi a Voltri. Fin da giovane diede mostra di possedere un carattere deciso e coraggioso, tale da meritare due medaglie al valor civile, conseguite per aver salvato vite umane in occasione di due incendi.
Il vescovo di Massa Marittima, monsignor Giuseppe Morteo, lo chiamò presso la sua diocesi (posta nella provincia di Grosseto) dove gli furono conferiti gli incarichi di canonico teologo della cattedrale massetana, di rettore del seminario e di convisitatore apostolico.
Il 25 novembre 1887, su proposta del cardinale Gugliemo Massaja, fu scelto per guidare la diocesi di Massa (il cui territorio corrispondeva alla provincia di Massa e Carrara). La consacrazione ebbe luogo l'8 dicembre dello stesso anno nella chiesa di Sant'Agnese in Agone (Roma), ad opera del cardinale Raffaele Monaco La Valletta. L'ingresso solenne avvenne il 15 aprile 1888, durante i festeggiamenti per il Santissimo Crocefisso.
Una volta preso possesso della sua diocesi diede impulso ai lavori di restauro della cattedrale, che ebbero luogo dal luglio 1889 fino al 1891, coadiuvato dall'arciprete Andrea Sarti.
In linea con la dottrina sociale della Chiesa, espressa nell'enciclica "Rerum novarum" di Leone XIII, Tonietti provvide a istituire in diocesi le Società cattoliche di mutuo soccorso; favorì inoltre la Società della gioventù cattolica italiana, come pure le attività della Conferenza di San Vincenzo de' Paoli. Per le sue attività in ambito sociale ricevette la medaglia dei benemeriti dell'Azione cattolica e del ceto operaio, per mano del conte Giovanni Acquaderni (sociologo, banchiere ed importante esponente del movimento cattolico nazionale). Fondò il Circolo di San Tommaso d'Aquino per la diffusione della «buona stampa» e ridiede vita al settimanale diocesano, il cui titolo cambiò da "L'operaio cattolico" a "La difesa dell'operaio".
Prese parte al Congresso catechistico nazionale celebrato a Piacenza nel 1889, nonché ai congressi eucaristici di Napoli (19-22 novembre 1891) e Torino (2-6 settembre 1894).
Attento osservatore dei mutamenti politici e sociali in atto, avversò la massoneria in tutte le sue forme, divenendo così bersaglio di dimostrazioni ostili da parte dei concittadini appartenenti a quell'associazione. In particolare, durante una sua assenza (motivata da un viaggio a Piacenza presso monsignor Giovanni Battista Scalabrini), il vescovado fu preso d'assalto anche se, fortunatamente, senza gravi danni a persone o cose.
Agli impegni di guida spirituale e di governo della diocesi il presule affiancava l'attività di ricerca scientifica, che gli valse la nomina a membro della Accademia pontificia dei nuovi lincei (oggi Accademia dei lincei). I suoi interessi spaziavano dalla astrologia alla meteorologia, al pari del suo amico scienziato barnabita Francesco Maria Denza (a cui si riconosce un ruolo rilevante nella nascita della meteorologia in Italia). Proprio in collaborazione con quest'ultimo impiantò un osservatorio meteorologico nei Seminari di Massa e di Castelnuovo Garfagnana, che furono anche dotati di un laboratorio di fisica e di chimica.
Il 12 giugno 1893 fu nominato vescovo della diocesi di Montalcino, tuttavia rimase a Massa fino al 1896, in qualità di amministratore apostolico. Di lì a poco, il 25 settembre 1899, si dimise da vescovo di Montalcino e si trasferì a Roma con il titolo di arcivescovo di Tiana e di canonico della basilica di San Giovanni in Laterano.
Nell'ultima parte della sua vita prese parte alle attività della Specola vaticana, ossia l'osservatorio e centro di studi astronomico dello Stato del Vaticano, che fu rifondato il 14 marzo 1891 da Leone XIII, sotto la direzione di padre Francesco Maria Denza. A monsignor Tonietti si riconosce in particolare l'invenzione di uno strumento di osservazione dei corpi celesti.
Ammalatosi di polmonite, morì a Roma nel 1927. Riguardo al giorno occorre fare una puntualizzazione: sebbene l'Annuario pontificio del 1928 riporti la data del 22 marzo, il decesso è avvenuto il 24 marzo alle ore 16, come documentato dal telegramma indirizzato al capitolo dei canonici della cattedrale di Massa, con cui fu trasmessa la notizia.
Fonti
Archivio della Parrocchia di Santa Barbara di Rio Marina (Rio), serie "Battesimi", registrazione n. 489 del 1847.
Archivio Storico Diocesano di Massa,
Fondo del Capitolo della cattedrale di Massa, serie "Adunanze capitolari", registro 1857-1888 (verbale del 5 dic. 1887) e serie "Carteggio col vescovo", unità 12;
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39, cartellina "S. E. Mons. Amilcare Tonietti" (discorso funebre ms., biglietto commemorativo a stampa e ritaglio del periodico L'Indipendente edito in Massa, Anno XXXI, 13 agosto 1927);
Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
Ghersini, Franco, Un vescovo nella bufera massonica. Mons. Amilcare Tonietti, 1847-1927, Istituto di cultura G. De Luca per la storia del prete, Brescia, 2004
Ricci, Angelo, I vescovi che hanno retto la Diocesi, in Vita apuana, in Vita Apuana, Massa Carrara, 27 febbraio - 3 marzo 1972, p. 5
Mussi, Luigi, Nel trentennio del pio decesso di mons. Amilcare Tonietti già vescovo di Massa, Medici, Massa, 1957
Mussi, Luigi, Il vescovo mons. Amilcare Tonietti e la massoneria. Da un epistolario dal MCMXXII al MCMXXVI di sua eccellenza rev.ma al canonico Luigi Mussi, Medici, Massa, 1931
Annuario pontificio per l'anno 1928, Tipografia poliglotta vaticana, Roma, 1928, pp. 898-900
Sitografia
Wikipedia, Amilcare Tonietti, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Amilcare_Tonietti
Catholic-Hierarchy, Bishop Amilcare Tonietti, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/btoni.html
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5. Amilcare ToniettiEmilio Maria Miniati nacque in data 10 febbraio 1839 a Firenze, dove fu ordinato sacerdote il 2 giugno 1862 dall'arcivescovo Giovacchino Limberti.
Sempre a Firenze si laureò in teologia e insegnò come precettore privato. Nel 1869 fu chiamato ad insegnare filosofia presso il seminario arcivescovile, incarico che ebbe termine nel 1880, quando ottenne un canonicato presso la cattedrale di Santa Maria del Fiore; in quello stesso anno fu nominato direttore della Congregazione delle Figlie cattoliche nonché esaminatore prosinodale. Nel 1888, durante il breve periodo di episcopato di monsignor Eugenio Cecconi, gli fu affidata la carica di canonico penitenziere presso la suddetta chiesa metropolitana.
Alla morte del vescovo Cecconi (avvenuta il 15 giugno 1888) Miniati fu eletto vicario capitolare e, di seguito, vicario generale del nuovo arcivescovo di Firenze, monsignor Agostino Bausa.
Fu preconizzato vescovo di Massa nel concistoro del 18 maggio 1894 e consacrato il 24 dello stesso mese nella chiesa di San Carlo al Corso per le mani del cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano. A causa del ritardo con cui fu concesso il «regio exequatur», l'ingresso la sua diocesi poté avvenire solo due anni dopo, nel 1896.
Poco dopo il suo insediamento a Massa istituì la Pia unione di mutua carità, sotto il patrocinio della Sacra Famiglia, di cui approvò lo statuto in data 10 ottobre 1896. Mise quindi mano alla gestione delle opere parrocchiali, ordinando ai parroci di inviare annualmente alla Commissione ecclesiastica il rendimento dei conti delle fabbricerie di loro pertinenza (decreto datato 23 ottobre 1896). Promosse inoltre nel territorio diocesano la costituzione di Comitati parrocchiali formati da fedeli che promuovessero "opere della fede e della pietà" e aiutassero i parroci nei loro "bisogni sia spirituali che temporali" (21 febbraio 1897).
Apportò miglioramenti al seminario di Massa rinnovando gli ambienti interni, facendo decorare la cappella (che fu arricchita di una cantoria) e riorganizzando la biblioteca. Salvò inoltre il corso teologico che si voleva portare a Pisa.
Con il vescovo di Pontremoli, monsignor Angelo Fiorini, si accordò perché fosse eseguito l'accorpamento alla diocesi massese di diciassette parrocchie poste in territorio della media Val di Magra, così da compensare il precedente passaggio di altrettante parrocchie alla diocesi di Pontremoli. Tale accordo, firmato il 18 novembre 1900 e ratificato dalla Santa Sede il 9 gennaio 1901, concluse una pluridecennale controversia sorta in seguito alle disposizioni contenute nella bolla "Dum universi gregis" del 17 dicembre 1853.
Procurò altresì affinché a Massa tornassero i Fratelli delle scuole cristiane, che si reinsediarono presso la scuola di San Filippo Neri a distanza di venti anni dal loro allontanamento, avvenuto nel 1882. Per suo interessamento, nel 1899, giunsero inoltre a Massa le Figlie dell'Immacolata (meglio conosciute in città come «suore infermiere»).
Il 29 aprile 1909 si ritirò a causa di problemi di salute, aggravati da una caduta da cavallo avvenuta nel 1907, durante la visita pastorale. A vincere le resistenze del pontefice Pio X, inizialmente restio ad accettare le sue dimissioni, fu l'allora vescovo di Guastalla Andrea Sarti, che di Miniati era intimo amico.
Nominato arcivescovo in partibus di Stauropoli, Miniati prese dimora a Lucca, presso palazzo Burlamacchi. Morì il 17 marzo 1918.
La sua salma fu trasportata nel cimitero urbano di Massa il 16 marzo 1925, nel corso di una cerimonia solenne. Da lì nel 1950 fu rimossa e trasferita nel complesso della cattedrale di Massa, più precisamente nell'antico sepolcro dei Cybo-Malaspina (adibito alla sepoltura dei vescovi di Massa per volere del vescovo Carlo Boiardi).
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa, Fondo del Capitolo della cattedrale di Massa, serie "Carteggio col vescovo", unità 14: cartellina "Vescovo Miniati" (in particolare: lettera di congratulazioni per le nozze d'oro sacerdotali di mons. Miniati datata 1° giugno 1912); Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39, cartellina "S.e. mons. Emilio Maria Miniati"; Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
Menconi, Maria Letizia, Mons. Emilio Maria Miniati: sesto vescovo della diocesi di Massa-Carrara (1894-1909), tesi di laurea discussa presso Università degli studi di Pisa, 2000
Ricci, Angelo, I vescovi che hanno retto la Diocesi, in Vita apuana, Massa Carrara, 27 febbraio - 3 marzo 1972, p. 5
Mussi, Luigi, Elogio funebre di s.e. mons. Emilio Maria Miniati ... recitato nel Duomo di Massa ... il dì 16 marzo 1925 nella circostanza del trasporto da Lucca a Massa della di lui salma benedetta, Tipografia G. Mannucci, Massa, 1925
Boschetti, Alceste, Nei funerali solenni di Emilio Maria Miniati arcivescovo di Stauropoli già vescovo di Massa Carrara. Commemorazione, Tip. E. Medici, Massa, 1918
Boschetti, Alceste, A s.e. ill.ma e rev.ma mons. Emilio Maria Miniati. Saluto, Medici, Massa, 1909
B., F., Monsignor Emilio Miniati, in A monsignore Emilio Maria Miniati vescovo di Massa, Tipografia del Cav. F.Mariotti, Pisa, 1896
Sitografia
Wikipedia, Emilio Carlo Miniati, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Maria_Miniati
Catholic-Hierarchy, Bishop Emilio Carlo Miniati, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bmini.html
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6. Emilio Maria MiniatiGiovanni Battista Marenco nacque a Ovada il 27 aprile 1853. Compì gli studi presso il seminario diocesano di Acqui dove iniziò ad interessarsi alla figura di don Bosco e al suo apostolato a favore della "gioventù povera e abbandonata". Al terzo anno del corso di filosofia entrò a far parte della Pia società salesiana (17 maggio 1873). Iniziò il noviziato l'8 settembre di quell'anno, fece la prima professione il 18 settembre 1874 e la professione perpetua il 15 settembre 1875, presso il Collegio di Lanzo Torinese.
Il 15 dicembre 1875 fu ordinato sacerdote da monsignor Emiliano Manacorda, vescovo di Fossano. Attese per alcuni anni all'insegnamento nel Collegio municipale di Alassio e, di seguito, nel Collegio Valsalice ubicato nel quartiere torinese di Cavoretto.
Nel 1878 don Bosco gli affidò il compito di aprire e dirigere una nuova casa salesiana presso la chiesa della Croce di Lucca (di seguito trasferita a Colle Salvetti). Portato a termine quell'incarico fu nominato rettore della chiesa di San Giovanni Evangelista di Torino, inaugurata nell'ottobre 1882.
Dopo cinque anni, nel febbraio 1888, fu inviato a Sampierdarena per dirigere l'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli e reggere l'annessa parrocchia di San Gaetano. Fu quindi nominato "ispettore" delle case salesiane della Liguria e della Toscana.
Nel 1892 fu richiamato a Torino da don Michele Rua (succeduto a don Bosco alla guida della Pia società salesiana nel 1888) per ricoprire l'incarico di vicario generale per il consolidamento dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Successivamente don Rua lo volle a Roma come procuratore generale dei Salesiani presso la Santa Sede.
Papa Pio X lo nominò vescovo della diocesi di Massa il 29 aprile 1909. La consacrazione avvenne il 16 maggio di quell'anno nella nuova chiesa di Santa Maria Liberatrice in Roma, per le mani del cardinale Paolo Satolli.
L'ingresso solenne in diocesi ebbe luogo il 1 di novembre 1909, in occasione della solennità d'Ognissanti. Subito dopo l'insediamento, nel corso del 1910, intraprese la visita pastorale.
Promosse la diffusione de i Circoli cattolici e diede nuovo impulso al settimanale diocesano, col nuovo titolo di "Unione", che fu pubblicato dal 1911 al 1922. Chiamò a Carrara e a Forno (Massa) le suore Figlie di Maria Ausiliatrice, nonché alcuni insegnanti dell'ordine dei Salesiani destinati ai seminari di Massa e di Pontebosio (Licciana Nardi).
Nel gennaio 1917 fu elevato alla dignità arcivescovile (titolare di Edessa di Osroene) e di lì a poco nominato internunzio e delegato apostolico presso le repubbliche del Centro America. Svolse il suo ministero dapprima in Costarica, Honduras e Nicaragua (nomina in data 2 febbraio 1917), poi anche in Guatemala ed El Salvador (nomina in data 15 settembre 1920). Nei cinque anni trascorsi in Centro America consolidò la gerarchia ecclesiastica nella Repubblica di Costarica erigendo ad arcivescovato la diocesi della capitale, istituendo la nuova diocesi di Alaguela e predisponendo il vicariato apostolico di Limon. Istituì due seminari centrali in Nicaragua e in El Salvador, promosse la disciplina ecclesiastica e ripristinò le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e le repubbliche di Salvador e Honduras. Nel 1921, seppure gravemente ammalato, consacrò il nuovo arcivescovo di Costarica, accompagnò il vescovo Monestel a prendere possesso della diocesi di Alaguela, nominò l'amministratore apostolico a Limon e consacrò l'arcivescovo del Guatemala nella cattedrale di Costarica. Fece quindi ritorno in patria, giungendo il 28 settembre presso l'Oratorio salesiano di Torino. Qui morì il 22 ottobre 1921.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa,
Fondo del Capitolo della cattedrale di Massa, serie "Adunanze capitolari", Registro 1889-1914, verbale 20 ott. 1909 e serie "Carteggio col vescovo", unità 16;
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 39, cartellina "S.e. mons. Giovanni Marenco";
Fondo Ricci Angelo, unità 28, cartellina "I vescovi della Diocesi di Apuania (1972)".
Bibliografia
S.n., Figure degne di memoria. Mons. Giovanni Marenco, in Bollettino salesiano. Periodico mensile dei cooperatori di don Bosco, anno XVLVI - n. 1 (gennaio 1922), Torino, pp. 15-17
[Albera, Paolo], Lettera mortuaria per monsignor Giovanni Marenco, in Atti del Capitolo superiore della Pia società salesiana, anno II, n. 8 (24 ottobre 1921), Roma, pp. 295-304
Pontremoli, Stefano, Il primo saluto della diocesi di Massa e Carrara al suo novello vescovo monsignor Giovanni Marenco nel giorno del suo ingresso solenne, s.n., s.l., 1909
S.n., Chi è mons. Marenco, in Al novello presule monsignor Giovanni Marenco. 1 novembre 1909, Tip. E. Medici, Massa, 1909
Sitografia
Wikipedia, Giovanni Battista Marenco, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://en.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Marenco
Catholic-Hierarchy, Bishop Giovanni Battista Marenco, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bmar.html
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7. Giovanni Battista MarencoGiuseppe Bertazzoni nacque il 23 marzo 1865, secondo di otto figli dei coniugi Natale Bertazzoni e Amelia Mora, agricoltori residenti nella frazione di San Rocco del Comune di Guastalla.
Compì le prime due classi del ginnasio inferiore sotto la guida di don Francesco Rocchi, parroco di San Bernardino di Novellara, quindi entrò nel seminario di Guastalla dove concluse il ciclo di studi ginnasiale. Frequentò il liceo nel Collegio Vida di Cremona (retto dai Gesuiti) e, una volta conseguito il diploma, svolse il servizio militare nel Corpo della sanità di Bologna. Adempiuti gli obblighi militari entrò nel seminario metropolitano di Modena.
Fu ordinato sacerdote dal vescovo Prospero Curti, nella cattedrale di Guastalla, il 6 aprile 1889.
Ricoprì l'incarico di cappellano curato dapprima a Lentigione, nel comune di Brescello (1889-1891) e successivamente a Gualtieri (1891-1894).
Si trasferì quindi a Guastalla, chiamato a ricoprire svariati incarichi, prima sotto l'episcopato di monsignor Pietro Respighi e successivamente sotto quello di monsignor Andrea Sarti. Nel 1894 fu scelto come viceparroco della cattedrale di Guastalla (presso il cui capitolo ottenne la mansioneria Baruffaldi) e rettore della chiesa dei Servi di quella città. Nel 1897 divenne canonico teologo presso il capitolo di quella cattedrale e in seguito esaminatore prosinodale. Nel 1898 fu nominato vice rettore del seminario vescovile (rettore nel 1903); in quello stesso seminario insegnò filosofia, teologia dogmatica e propedeutica.
A Guastalla promosse altresì l'impianto di una "scuola materna" e di una "scuola del lavoro", per le quali chiamò da Lodi le suore dell'Oratorio di San Filippo (fondate da don Vincenzo Grossi), che in seguito si diffusero in altri centri del territorio. Incoraggiò inoltre la diffusione delle leghe operaie bianche.
Il pontefice Benedetto XV lo elesse vescovo della diocesi di Massa il 30 giugno 1917. Fu consacrato per le mani di monsignor Agostino Cattaneo nella cattedrale di Guastalla il 12 settembre 1917 ed il 21 del mese di ottobre fece l'ingresso solenne in diocesi. In quegli anni era in corso la prima conflitto mondiale e il neo eletto vescovo si pose il problema della assistenza agli orfani di guerra e ai profughi che fuggivano dalle terre sconvolte dai combattimenti. Mise a disposizione gran parte degli ambienti del Palazzo vescovile alle "orfanelle" dell'Istituto San Giuseppe di Chioggia, accompagnate da un gruppo di suore, e istituì in vescovado un ufficio informazioni (in contatto con la Segreteria di Stato vaticana e con la Croce rossa internazionale) per facilitare le comunicazioni tra i soldati della diocesi che si trovavano nei campi di detenzione e le loro famiglie. Favorì inoltre la creazione di una vasta rete di accoglienza per i rifugiati, grazie alla disponibilità di istituti religiosi e di privati.
Durante il periodo del conflitto i seminari diocesani erano stati requisiti e furono riaperti solo nell'ultimo trimestre del 1919. Le gravi perdite umane e le ferite spirituali provocate dalla guerra avevano però causato una drastica riduzione delle vocazioni religiose. In ragione di ciò monsignor Bertazzoni istituì l'Opera diocesana delle vocazioni (4 novembre 1922) e ne promosse la diffusione in tutte le parrocchie. A questo apostolato dedicò molte energie ottenendo risultati incoraggianti: la diocesi vide incrementare di anno in anno il numero delle ordinazioni sacerdotali. Dovette altresì far fronte alla ricostruzione del seminario di Pontebosio (Licciana Nardi), danneggiato dal terremoto del 1920, spostandone però la sede ad Aulla, un centro più popoloso e meglio servito dalle vie di comunicazione. L'inaugurazione del nuovo seminario lunigianese avvenne il 10 novembre 1932.
Oltre ad aver gettato le basi per una crescita costante delle vocazioni, preservando così la vita sacramentale e pastorale della sua diocesi ben oltre la durata del suo episcopato, egli dedicò il suo ministero all'istruzione religiosa e all'insegnamento catechistico, organizzando missioni e corsi di insegnamento anche nelle parrocchie povere o sprovviste di clero. Sostenne inoltre le attività dei circoli dell'Azione cattolica nonostante il clima di intimidazioni e persecuzioni instaurato dal fascismo.
Indisse per tre volte la visita pastorale malgrado le difficoltà poste dalla morfologia del territorio e dalla inadeguatezza delle vie di comunicazione; riuscì però a completarne solo due (quelle indette nel 1918 e nel 1924) perché nel corso della terza sopraggiunse la sua morte, in data 2 luglio 1933.
Le sue spoglie furono inumate nel cimitero urbano e successivamente, il 22 settembre 1950, traslate nella cripta della cattedrale di Massa.
Fonti
Fondo della Parrocchia di San Rocco (Guastalla), serie "Battesimi", atto n. 17 del 23 marzo 1865.
Archivio Storico Diocesano di Massa,
Fondo del Capitolo della cattedrale di Massa, serie "Adunanze capitolari", Registro 1915-1925, verbale 11 ott. 1917 e serie "Carteggio", n. 17, cartellina "Mons. Giuseppe Bertazzoni VIII vescovo di Massa";
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità 40, cartellina "S.e. mons. Giuseppe Bertazzoni ...".
Bibliografia
Ricci, Angelo, Un apostolo dell'Azione cattolica e delle vocazioni ecclesiastiche. Mons. Giuseppe Bertazzoni, vescovo di Massa Carrara dal 1917 al 1933, Tip. Don Calabria, Roma, 1968
Portioli, Antonio, S.e. mons. Giuseppe Bertazzoni vescovo di Massa - Carrara. Gloria del clero guastallese, Tip. LUI, Reggiolo, 1965
S.n., Per l'ingresso in diocesi di sua eccellenza rev.ma mons. Giuseppe Bertazzoni vescovo di Massa, Stab. Tip. Enrico Medici, Massa, 1917
[Fontana, Carlo], S.t., in Bollettino della Diocesi di Massa Carrara, 1933, pp. 46-46
Sitografia
Wikipedia, Giuseppe Bertazzoni, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Bertazzoni
Catholic-Hierarchy, Bishop Giuseppe Bertazzoni, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bbertg.html
Santi beati testimoni, Mons. Giuseppe Bertazzoni vescovo, a cura di Ziviani, Simone
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96435
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8. Giuseppe BertazzoniCristoforo Arduino Terzi nacque il 29 settembre 1884 nella frazione di Capradosso del comune di Petrella Salto (provincia di Rieti). Frequentò il ginnasio nel Collegio serafico di Artena e vestì l'abito francescano il 7 novembre 1899 presso il santuario di Santa Maria delle Grazie in Ponticelli (Scandriglia). Attese al liceo in Civitavecchia e poi perfezionò gli studi di filosofia e di teologia a Frascati e a Roma. Prese l'ordine sacerdotale il 25 maggio 1907, quindi trascorse tre anni nel Collegio internazionale Sant'Antonio di Roma, dove conseguì il titolo di "lettore generale in sacra scrittura". In questo periodo maturò interesse per l'arte conventuale francescana e per lo studio della vita di san Francesco (fu tra i promotori delle celebrazioni per il 700° anniversario della sua morte).
Fu eletto ministro della provincia romana dei Frati Minori con sede in Santa Maria di Aracoeli nel 1922 e riconfermato in tale ufficio nel 1925. Durante questo incarico eresse il Collegio missionario di San Francesco a Ripa nel quartiere Trastevere di Roma, ampliò quello di Artena (di cui fu rettore fino al 1934) e provvide al restauro di alcuni antichi conventi della valle reatina.
L'11 maggio 1934 papa Pio XI lo nominò vescovo della diocesi di Massa (denominata diocesi di Apuania dal 1939 al 1986). La consacrazione ebbe luogo il 25 luglio 1934, per le mani del cardinale Angelo Maria Dolci, mentre l'ingresso solenne in diocesi fu celebrato il 9 settembre 1934.
Nella sua prima lettera pastorale (2 agosto 1934) egli delineò i punti salienti del suo ministero episcopale e annunciò la celebrazione del secondo sinodo diocesano, che ebbe luogo dal 1° al 3 ottobre 1940.
Più che per la sua azione pastorale però, monsignor Terzi è ricordato per il comportamento tenuto durante il periodo bellico, più precisamente per la decisione di spostare la sua sede a Podenzana (un comune periferico della Lunigiana) in obbedienza all'ordine di sfollamento ingiunto dal comando tedesco di stanza a Massa. Tale decisione, attuata il 15 settembre 1944, privò di una guida il clero apuano e fu interpretata come un implicito appoggio agli occupanti da parte della popolazione (che al contrario resistette all'ordine).
Alla fine della guerra, avvertendo ormai come compromesso il rapporto con la sua gente, monsignor Terzi rassegnò le dimissioni, che furono accettate da papa Pio XII il 10 luglio 1945. Rivestì l'abito francescano e - investito del titolo di vescovo di Diocleziana - si trasferì presso il convento romano di San Francesco a Ripa, dove si dedicò alla preghiera e alla pubblicazione di studi su san Francesco e sul suo Ordine.
Morì in data 11 luglio 1971 presso il convento di Santa Maria della Foresta in Rieti. Le sue spoglie furono sepolte nel santuario di Fonte Colombo di Rieti.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa,
Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità: 1 (sottounità "2"); 4; 43; 44 (sottounità 1: cartellina "Sua eccellenza Cristoforo Arduino Terzi");
Fondo Ricci Angelo, unità 30 (sottounità 25: busta intitolata "Documenti ... relativi al periodo dello sfollamento 1944-1945")
Bibliografia
Ragonesi, Salvatore, Cristoforo Arduino Terzi. un vescovo apuano tra fascismo, guerra civile e dopoguerra, Stampa Tipografia Catelani, Carrara, 2003
Berti, Ugo, Mons. Cristoforo Arduino Terzi, vescovo di Massa ed il clero massese nella guerra di liberazione, Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, [Massa], [1989]
Sitografia
Wikipedia, Cristoforo Arduino Terzi, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Cristoforo_Arduino_Terzi i
Catholic-Hierarchy, Cristoforo Arduino Terzi, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bterzi.html
Santi beati testimoni, Mons. Cristoforo Arduino Terzi vescovo, a cura di Ziviani, Simone
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96434
San Francesco a Ripa, Mons. Cristoforo Arduino Terzi
https://www.sanfrancescoaripa.it/project/fra-cristoforo-arduino-terzi/
Scheda a cura di Paola Cervia
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9. Cristoforo Arduino TerziCarlo Maria Boiardi nacque il 14 luglio 1899 a Chiavenna di Rocchetta, nel comune di Lugagnano Val d'Arda.
Frequentò il seminario vescovile di Piacenza dal 1912 al 1917, anno in cui si iscrisse al Collegio Alberoni; interruppe però gli studi dopo pochi giorni perché chiamato alle armi.
Di ritorno dal fronte rientrò nel Collegio Alberoni (8 gennaio 1920), ricevette l'ordine sacerdotale (7 marzo 1925) e conseguì la laurea in teologia (25 novembre 1926).
Durante i successivi cinque anni insegnò lettere presso la scuola media che aveva sede nel seminario di Bedonia, quindi, dall'ottobre 1931, fu chiamato a Piacenza per insegnare storia ecclesiastica nel seminario urbano. Di lì a poco ricevette gli incarichi di vice assistente diocesano della Gioventù femminile di Azione cattolica e di collaboratore del lavoro di Curia.
In seguito gli fu affidato il ruolo di vicario parroco della cattedrale di Piacenza (1936-1944) e poi quello di parroco a Borgotaro (1944-1946).
Il 30 ottobre 1945 fu nominato vescovo della diocesi di Apuania (denominazione data alla diocesi di Massa dal 1939 al 1986). La consacrazione ebbe luogo il 27 gennaio 1946 per le mani del presule di Piacenza Ersilio Menzani e il 24 febbraio fu celebrato il solenne ingresso in diocesi.
Il territorio apuano, su cui nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale passava la "linea gotica", era stato scenario di drammatiche vicende belliche ed era quindi colmo di macerie fisiche e morali. In questo contesto monsignor Boiardi si fece carico di sostenere il clero e i fedeli nella delicata fase della ricostruzione, impegnandosi, tra le altre cose, a promuovere il restauro di chiese danneggiate o la costruzione di nuovi edifici di culto. Tra gli interventi più significativi si ricorda la ricostruzione del duomo di Castelnuovo Garfagnana e della chiesa abbaziale di San Caprasio di Aulla.
Visitò più volte le parrocchie per manifestare la sua vicinanza alle comunità del territorio e per rafforzarne la spiritualità. Nel 1957 indisse un Congresso eucaristico (al quale prese parte il cardinale e patriarca cattolico armeno Gregorio Pietro Agagianian) e convocò il Congresso catechistico diocesano.
Consolidò il culto mariano incoraggiando le manifestazioni legate alla "Peregrinatio Mariae" e introducendo tra i lavoratori delle cave di marmo del territorio apuano la devozione alla "Madonna del Cavatore". Sensibile al tema dei diritti dei lavoratori, promosse la diffusione delle ACLI (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani).
Morì a Massa la notte del 24 febbraio 1970, colto da improvviso malore.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa, Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità: 5 (sottounità "1"); unità 7 (sottounità "4"); unità 43 (sottounità "3" e "4").
Bibliografia
S.N., La diocesi di Apuania in lutto per la morte del suo pastore mons. Carlo Boiardi, in Bollettino della Diocesi di Massa-Carrara, 50 (1970). n. 1, pp. 1-79
Berti, Ugo, S.e. mons. Carlo Boiardi. vescovo di Apuania 1946-1970, Centro studi di storia locale della Basilica Cattedrale di Massa, Massa, 1981
Sitografia
Wikipedia, Carlo Boiardi, 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Boiardi
Catholic-Hierarchy, Bishop Carlo Boiardi, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bboiardi.html
Santi beati testimoni, Mons. Carlo Boiardi vescovo, a cura di Ziviani, Simone
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96436
Scheda a cura di Paola Cervia
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10. Carlo BoiardiAldo Forzoni nacque il 18 agosto 1912 a Montevarchi da Pasquale e Igina Mirri.
Intraprese gli studi nel seminario di Fiesole quando era già diciottenne e ricevette l'ordine sacerdotale il 31 maggio 1940.
Fu nominato cappellano nella cattedrale di Fiesole, poi vicario cooperatore del parroco di Gaville, quindi vice parroco a San Giovanni Valdarno. Nel primo dopoguerra ritornò nella nativa Montevarchi in qualità di parroco.
Il 14 maggio 1953, quando era appena quarantenne, fu nominato vescovo della diocesi di Gravina e Montepeloso (Irsina), oggi Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti (Gravina) e Matera-Irsina (Irsina).
Otto anni dopo, il 30 novembre 1961, fu nominato vescovo della diocesi di Diano-Teggiano, oggi Teggiano-Policastro, di cui prese possesso il 5 gennaio 1962.
Dopo sedici anni di ministero episcopale svolto prima in Puglia e poi in Campania, egli fece ritorno nella sua Toscana per guidare la diocesi di Apuania (dal 1986 al 1988 diocesi di Massa ed in seguito diocesi di Massa Carrara - Pontremoli). L'atto di nomina data 23 aprile 1970, mentre l'ingresso in diocesi avvenne due mesi dopo, il 20 di giugno.
Provato dalle conseguenze di un ictus, nel 1885 cedette di fatto la guida della diocesi al vescovo di Pontremoli Bruno Tommasi, in qualità di amministratore apostolico sede plena. Il 20 novembre 1987 fece atto di rinuncia, rimanendo tuttavia nominalmente vescovo fino a quando monsignor Tommasi fu chiamato a succedergli, in data 23 febbraio 1988. In quello stesso giorno la Congregazione dei vescovi decretò l'unione delle diocesi di Massa e di Pontremoli.
Monsignor Forzoni continuò a risiedere a Massa fino al 7 dicembre 1991, quando morì in circostanze tragiche: costretto a letto per via di una malattia degenerativa, morì per le ustioni causate da un incendio.
Fonti
Archivio Storico Diocesano di Massa, Fondo del Centro studi di storia locale della basilica cattedrale di Massa, unità: 44; 51; 314.
Bibliografia
Farella, Domenico, Ricordando mons. Aldo Forzoni gia vescovo di Gravina e Irsina, vescovo emerito di Massa, Tip. meridionale, Cassano Murge, 1992
S.n., In memoriam di s. e. mons. Aldo Forzoni, in Bollettino diocesano. Organo ufficiale della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli, n.s. 71 (1991), nn. 11-12, pp. 65-70
S.n., La diocesi di Apuania in grande esultanza per la nomina del suo nuovo pastore mons. Aldo Forzoni, in Bollettino della diocesi di Apuania, 50 (1970), n. 3, pp. 105-138
Sitografia
Wikipedia, Aldo Forzoni 2020 voce a cura di Luca Franceschini
https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Forzoni
Mons. Aldo Forzoni. Ritratto di un vescovo (video prodotto da Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli. Ufficio Comunicazioni Sociali)
https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=4q7hk-VO-do
Catholic-Hierarchy, Bishop Aldo Forzoni, a cura di Cheney, David M., 1996-2020
https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bforzoni.html
Santi beati testimoni, Mons. Aldo Forzoni vescovo, a cura di Ziviani, Simone
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96435
Scheda a cura di Paola Cervia
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