L'archivio domestico Noceti
nella foto: Albero genealogico
Le origini
I de Noceto del ramo che, insediatosi a Bagnone dal Piacentino con Bernardo nella seconda metà del secolo XIV, riuscirono a crearsi una nuova fortuna partendo proprio dalla Val di Magra, hanno avuto la pratica notarile come base della loro formazione culturale.
Per quanto la terra piacentina sia menzionata come quella che viene considerata dalla famiglia come sua propria nella prima metà del Quattrocento, oltre che dal da Faie, da diversi atti pubblici e privati, gli storici non hanno raggiunto una completa concordia sull’argomento della provenienza.
Dal luogo di origine Nocetum, Nucetum, o Noxetum, toponimo che trae origine dalla pianta del noce, deriva non soltanto la cognominazione, de Noceto o de Noceto, ma anche lo stesso stemma familiare. Nella prima metà del secolo XV non sembra ancora affermata la trasformazione del toponimo in vero e proprio cognome, per quanto i membri della famiglia abbiano già da tempo residenza, se non addirittura nascita in Bagnone. Noceto viene posto quasi concordemente dagli storici lunigianesi che hanno dedicato studi e citazioni a personaggi della famiglia, nella valle del Nure e considerato un centro fortificato abbandonato, che non ha mantenuto un popolamento in epoca moderna. Da un saggio presente nell’Archivio Noceti è invece situato nell’Oltrepò della provincia di Lodi, in prossimità di Mezzano, diocesi di Piacenza. Dalla documentazione presente nell’Archivio, in particolare da atti di acquisto di terre e dall’inventario dei beni dell’eredità di Pietro, sembrerebbe confermata proprio la provenienza dall’alta Valle del Nure, in un territorio fra il Monte Ragola e il Megna, assai prossimo alla testata di valle della Val d’Aveto.
La famiglia Noceti si chiamò originariamente di Noceto (de Noceto), perché venne da Noceto di Val di Nure nel Piacentino a stabilirsi a Bagnone. Giovanni Antonio da Faie, nella sua cronaca, fa la enumerazione delle famiglie esistenti a Bagnone nel 1451 e venendo a quella dei Noceti così dice:
“Ser Zanni fiolo de ser Antonio. Ser Bernardo suo avo vene stare a Bagnone asay povero notate e resiste de bene in melio. Vene da una vila de Piacentina che se chiama Noxedo. E al prexente sono in grande stado da sey anni in za, che li fioli sono con papa Nicola grandi, e grandi n roba e in honore: che innanzi non valeva quel ser Zanni mili fiorini, e hora messer Pedro sacretario del papa e fiolo del dito ser Zanni li guadagna in uno dì”. (Jacopo Bicchierai)
Antonio da Noceto (1439-1500 ca.)
Antonio nacque nel 1439. Commissario pontificio nel 1458, gli venne assegnato due anni dopo dal pontefice Pio II l’ufficio di “scrittore delle lettere apostoliche” e successivamente divenne tesoriere del patrimonio ecclesiastico, luogotenente in Ascoli, governatore di Vetralla e Ronciglione. L’imperatore Federico III lo crea, unitamente al fratello Pietro, cavaliere e conte palatino, con facoltà di legittimare figli naturali e nominare notai. Pio II nel 1461 lo incarica di una missione presso Luigi XI di Francia che lo colmerà di onori. Nel 1462 gli vengono date tutte le possessioni poste nei distretti di Bagnone, Pastina, Mochignano, Pieve di S. Cassiano, Castiglione del Terziere e Virgoletta. Nel 1464 fece ingrandire la cappella della pieve di San Cassiano. Si stabilì a Bagnone, sposò una figlia di Azzone Malaspina di Mulazzo. Portò a Bagnone, nella chiesa del castello, una reliquia del legno della Santa Croce, poi trasferita nella prepositurale intitolata a San Niccolò. Non si hanno dati circa la data del decesso,si presume intorno al 1500.
Pier Francesco da Noceto
Primogenito di Antonio di Giovanni, non si conoscono con precisione le date estreme della sua vita. Entrato dapprima al servizio di Ludovico il Moro, duca di Milano, venne eletto intorno al 1500 Commissario di Pontremoli e di altri luoghi della Lunigiana con pienezza di poteri. Richiamato a Milano in seguito alla perdita del duca di quello Stato e alla sua estradizione in Francia, Pier Francesco domanda ed ottiene di poterlo seguire e di dividere con il suo signore la prigionia. Tanta fedeltà desta l’ammirazione del Delfino il quale, salito al trono di Francia come Francesco I, nomina Pier Francesco suo scudiero; in seguito lo crea conte di Rocca Sigillina, (signoria che i suoi discendenti terranno sino al 1548 quando sarà venduta a Cosimo I de’ Medici) gli affida vari incarichi tra cui quello di trattare, in qualità di suo ambasciatore, con Clemente VII, il matrimonio della nipote Caterina de’ Medici con il figlio del re, Enrico. Nel 1520 alla morte di Galeazzo Pallavicino, il re di Francia gli fa dono del dominio di Pontremoli che terrà fino al 1522, quando Firenze nominò Pier Francesco - rientrato in Italia e stabilitosi a Bagnone - capitano generale dei possedimenti fiorentini in Val di Magra. Nel 1526 Firenze fa dono a Pier Francesco e ai suoi eredi del castello di Bagnone e nel 1530 è nominato da Firenze commissario generale delle Terre fiorentine in Lunigiana e gli venne affidato il governo a vita di Bagnone.
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L’attività notarile per i Noceti, emigrati dal territorio piacentino e stabilitisi a Bagnone nel XV secolo, ha rappresentato la base della formazione culturale e della condotta di vita. “Il notariato era ancora nel Quattrocento una professione socialmente interessante in Lunigiana, non soltanto come esercizio di un mestiere quotidiano profondamente inserito nel tessuto della comunità e dei suoi rapporti giuridici, ma anche come possibile principio di una carriera più gratificante: di podestà nelle terre marchionali o nei vicini distretti, di segretariato nelle cancellerie ecclesiastiche, oppure nei più prestigiosi impieghi curiali romani e delle terre pontificie, se non anche presso una corte signorile, uffici tutti che nei progetti di strategia carrieristica delle famiglie locali potevano portare potere, influenza e denaro". (1) Uno degli esempi più considerevoli di una tale carriera nazionale ed internazionale fatta da notai lunigianesi nei secoli XV e XVI è proprio la famiglia Noceti.
La famiglia "tra il '400 e il '500 acquisisce il ruolo di referente privilegiata della casa dei Medici che, attraverso famiglie eccellenti, attua così il controllo sui territori del distretto fiorentino, governati per mezzo di patti di accomandigia". (2) Durante il XVI secolo i Noceti subentrano di fatto ai Malaspina nel governo locale dato che il Granducato di Toscana li investe di un effettivo potere territoriale e li usa come intermediari. "Nel 1526 i da Noceto vengono immessi nel possesso attuale e corporale della rocca di Bagnone, fregiandosi del titolo nobiliare attribuito loro dall'imperatore Federico III per i servigi resi. Nel XVI secolo, dopo l'acquisizione da parte di Firenze di Corlaga e Rocca Sigillina, favorita dall'azione diretta e indiretta dei da Noceto, il ruolo della famiglia è riconosciuto e conclamato, tanto sotto l'aspetto patrimoniale che di potere, su tutta una serie di terre tra cui Bagnone". (3)
"Non cambiando il contesto di riferimento istituzionale e giuridico, i da Noceto mantengono anche nel XVII secolo il potere temporale ed economico ormai definito sul territorio, continuando ad occupare importanti cariche ecclesiastiche nell'ambito diocesano e pontificio. Il vero cambiamento interviene nella seconda metà del '700 laddove si viene a delineare un nuovo concetto di stato". (4)"Con l'avvento del periodo lorenese viene riconosciuto alla nobiltà un nuovo ruolo e, nel contesto specifico del territorio bagnonese, la famiglia da Noceto, diventata nel tempo Noceti, acquista spessore all'interno anche delle magistrature preposte al governo locale". (5) Durante il governo del Granduca Pietro Leopoldo e nel periodo francese "la presenza di un esponente della famiglia Noceti nella vita politica comunitativa si fa costante". (6) Anche durante la Restaurazione e fino all'unità d'Italia la famiglia mantiene il suo ruolo di leader nel governo del territorio bagnonese.
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(1) " I De Noceto: l'ascesa di una famiglia fra Lunigiana, Roma e Toscana. Documenti dall'Archivio domestico Noceti di Bagnone e da archivi toscani", a cura di Eliana M. Vecchi, "Giornale Storico della Lunigiana e del territorio Lucense", Nuova Serie - Anni LII-LIII 2001-2002, La Spezia 2003, p.40.
(2) " I De Noceto: l'ascesa di una famiglia fra Lunigiana, Roma e Toscana. Documenti dall'Archivio domestico Noceti di Bagnone e da archivi toscani", a cura di Eliana M. Vecchi, "Giornale Storico della Lunigiana e del territorio Lucense", Nuova Serie - Anni LII-LIII 2001-2002, La Spezia 2003, p.283.
(3) " I De Noceto: l'ascesa di una famiglia fra Lunigiana, Roma e Toscana. Documenti dall'Archivio domestico Noceti di Bagnone e da archivi toscani", a cura di Eliana M. Vecchi, "Giornale Storico della Lunigiana e del territorio Lucense", Nuova Serie - Anni LII-LIII 2001-2002, La Spezia 2003, p.283.
Jacopo Bicchierai (Firenze 1839 - ivi 1907)
Jacopo Bicchierai nacque a Firenze il 9 novembre 1839 da Antonio ed Elvira Ticciati. Si laureò in giurisprudenza e fu membro di numerose accademie, tra cui la Colombaria di Firenze. Fu autore di importanti studi per la storia del territorio bagnonese quali Ricordi di prete Vincenzo Bicchierai da Pastina, Antonio di Noceto, Statuto del Comune di Bagnone dell’anno 1572 da un codice del secolo XVII, curò la pubblicazione della Cronaca di Giovanni Antonio di Faie e si occupò del riordino, dell’inventariazione e della regestazione delle pergamene dell’archivio privato della famiglia Noceti. Morì a Firenze nel 1907.
Jacopo Bicchierai si prese l’incarico di ordinare la raccolta di pergamene dei Noceti, di provvedere all’inventario e alla regestazione. Egli aveva cominciato a lavorarvi almeno da prima del 1874, anno di pubblicazione della Cronaca di Giovanni Antonio di Faie, che recava in appendice l’edizione di cinque pergamene dell’archivio. L’accesso all’Archivio domestico dei conti Noceti fu agevolato dai suoi buoni rapporti con il conte Stefano e soprattutto con il di lui fratello Giovanni, figli di Leonardo. A Giovanni fu dedicato il saggio su Antonio di Giovanni de Noceto, pubblicato nel 1889 nell’”Archivio Storico Italiano”. In questo contributo Bicchierai mostrava una più approfondita conoscenza delle pergamene dell’Archivio Noceti, selezionando un’appendice documentaria, a corredo del racconto storico-biografico. Una prima ricognizione dell’archivio, dunque, e l’avvio della fase di classificazione preludente alla regestazione del diplomatico Noceti, si devono situare almeno a partire dai primi anni settanta dell’Ottocento, per giungere alla conclusione nel 1893.I regesti documentali in lingua italiana delle cento pergamene, cui furono aggiunti due documenti cartacei appartenenti all’archivio domestico Noceti, non furono dati alle stampe. Le pergamene, al momento in cui il Bicchierai ne intraprese l’inventario, erano conservate piegate, ma non in filza. Furono da lui arrotolate e fermate con un nastrino di cotone. Rendendosi conto che risultava quasi impossibile determinare l’effettiva provenienza del corpus, dal momento che esistevano sfasature tra l’ipotizzato soggetto produttore e la trasmissione delle memorie documentarie, fu costretto a scegliere quale criterio di ordinamento quello cronologico, con numerazione progressiva dei pezzi. Nella prima fase di sistemazione descrittiva il Bicchierai scrisse dapprima il numero di ordine progressivo da lui attribuito, più tardi la data cronica del documento, entrambi lungo il lato destro del verso delle pergamene. Essi furono riportati, con una cartellinatura, anche su un piccolo titulus membranaceo, che fu legato al documento tramite un sottile filo di cotone ritorto passante per un foro. La cronologia fu indicata riportando la data del documento secondo il sistema di datazione ed il computo adottati dal rogatario o dalla cancelleria dell’autorità pubblica emanante, senza la riconduzione alla moderna datazione nello stile comune. La raccolta di pergamene Noceti non è utile per delineare la biografia dei personaggi ma costituisce una preziosa fonte di carattere giuridico, che testimonia azioni nel campo del diritto pubblico (concessioni di diritti, onori, prebende) e del diritto privato (permute, vendite, donazioni), soprattutto tra il XV e il XVI secolo.
I regesti del Bicchierai sono stati rivisti e integrati da Eliana Vecchi e pubblicati nel volume "I de Noceto: l'ascesa di una famiglia fra Lunigiana, Roma e Toscana. Documenti dall'archivio domestico Noceti di Bagnone e da archivi toscani", Giornale Storico della Lunigiana e del territorio Lucense, Nuova Serie - Anni LII-LIII 2001-2002
Niccolò V (Sarzana 1397 - Roma 1455)
Tommaso Parentucelli, cardinale dal 1446, fu eletto al soglio pontificio nel 1447, dopo essere stato vescovo di Bologna nel 1444. Ottenne che Felice V, ossia Amedeo VIII di Savoia, eletto antipapa dal concilio di Basilea contro Eugenio IV, abdicasse (9 aprile 1449), componendo così lo scisma. Si adoperò per la restaurazione della disciplina religiosa in Germania. Favorì gli studi umanistici e le arti in genere; fece raccogliere molti manoscritti che poi formarono il primo nucleo della futura biblioteca vaticana.
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Pio II (Corsignano, poi Pienza, Siena 1405 - Ancona 1464)
Enea Silvio Piccolomini fu al servizio del cardinale Albergati, poi ebbe incarichi di ambascerie al concilio di Basilea (1436). Fu cancelliere del duca di Savoia Amedeo VIII (antipapa Felice V). Nel 1444, dopo essere stato incoronato poeta dall’imperatore Federico III, scrive Historia de duobus amantibus. Nello stesso anno, una profonda crisi spirituale lo portò a rinnegare i suoi trascorsi giovanili e, successivamente, a prendere gli ordini religiosi. Il papa Callisto III lo fece cardinale nel 1456, e alla sua morte (1458), il Piccolomini riuscì eletto. Propose di organizzare una crociata contro i turchi, i principi europei, ad eccezione di Venezia, non condivisero questo proposito ed egli comunque proclamò la guerra santa nel 1463, mettendosi personalmente a capo dell’impresa, benché la sua salute fosse gravemente compromessa. Perì ad Ancona, dove si era recato per attendere l’arrivo dei crociati.
Breve di papa Pio II ad Antonio de Noxeto 11 gennaio 1459 - Roma
Quanto ad Antonio può ritenersi che incominciasse la sua carriera sotto il pontificato di Niccolò; ma né da lui né dal suo successore Callisto III ebbe cariche di una certa importanza stante la sua giovine età, essendo egli nato nel 1434. Nel 1458 lo troviamo commissario pontificio, chè tale lo chiama il papa Pio II in un breve dell’11 gennaio di quell’anno, indirizzandogli Giacomo Muzzarelli auditor generale della Camera Apostolica.
L’incarico più importante che mess. Antonio ebbe da Pio II fu una missione presso il re di Francia nel 1462. L’abate Emanuele Gerini nelle sue Memorie storiche attribuisce tale missione a mess. Pietro, senza pensare che questi dopo la morte di Niccolò V aveva abbandonato la Corte papale e si era stabilito a Lucca, dove i Noceti avevano cittadinanza fin dal 1445.
(Jacopo Bicchierai)
Bolla di Papa Pio II ad Antonio de Noxeto (11 gennaio 1461 - Roma)
Gli [ad Antonio] fu dal medesimo pontefice [Pio II] conferito l’ufficio di scrittore delle lettere apostoliche, rimasto vacante per la elezione di Antonio De Neri a vescovo di Siracusa.
(Jacopo Bicchierai)
Bolla di Papa Pio II ad Antonio de Noxeto (30 dicembre 1461 - Roma)
Il Gerini, che pure aveva avuto sott’occhio le pergamene di casa Noceti, non fece attenzione al salvacondotto che in forma di bolla il papa rilasciò ad Antonio (e non a Pietro) sotto dì 29 dicembre 1461, perché ovunque e da tutti fosse lasciato passare liberamente con le sue robe e otto persone di seguito, dovendo recarsi dal re di Francia e in altre parti per affari della Sede apostolica. Il re Luigi XI dovè rimanere assai soddisfatto del’inviato del papa, perché egli pure alla sua volta lo incaricò di un affare delicatissimo, qual si fu di avviare le pratiche per la cessione di Savona e di Genova al duca Francesco Sforza, secondo che narra Bernardino Corio nella sua Storia di Milano.
Fra i personaggi eminenti di quel secolo (chen ebbe assai) conoscitori degli uomini e dei tempi in cui vivevano, furono indebitamente Pio II e Luigi XI; ora se quel papa e quel re affidarono negozi di altissima importanza a un giovine di ventisette anni, che tale era allora Antonio di Noceto, è forza concluderne che dovevano avere un concetto assai elevato dei suoi talenti e della sua abilità nei maneggi politici. La politica però e i negozi delle Corti di Francia e di Roma non fecero dimenticare ad Antonio la sua Lunigiana; che anzi per rammentarsene sempre più, nel 1464 tolse in moglie una donzella lunigianese, figlia di mess. Azione Malaspina marchese di Mulazzo; ed in quell’anno medesimo fece a sue spese ricostruire e ingrandire la cappella di S. Terenzio presso la Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano.
(Jacopo Bicchierai)
Callisto III (Játiva, Valenza 1378 - Roma 1458)
Alonso Borgia, dopo aver studiato diritto all’università di Lerida, divenne consigliere di Alfonso d’Aragona. Nel 1429 ebbe il vescovato di Valenza avendo ottenuto la rinuncia dell’antipapa Clemente VIII ad ogni pretesa. Nel 1444 fu creato cardinale per essere riuscito a riconciliare Alfonso di Aragona con il papa Eugenio IV. Venne eletto papa nel 1455, dopo la morte di Niccolò V.
29 maggio 1456 - Roma
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Paolo II (Venezia 1417 - Roma 1471)
Pietro Barbo, di nobile famiglia veneziana, fu creato cardinale nel 1440 da Eugenio IV, suo zio materno. Mantenne una posizione influente anche durante il pontificato di Niccolò V, da cui ottenne il vecovato di Vicenza nel 1451 e di Callisto III. Fu eletto papa nel 1464.
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Breve di Paolo II ad Antonio de Noxeto(2 novembre 1464 - Roma) inserire link
Paolo II, sebbene a dire del Platina, le cose fatte da Pio odiasse, pure fece assai conto di Antonio, perché lo creò scudiere e commissario; e con un breve del 2 novembre 1464 lo incaricò di una ispezione generale e minuta sulle castella e sulle tratte di frumento nella provincia del patrimonio, di cui poco dopo lo nominò tesoriere.
(Jacopo Bicchierai)
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Sisto IV (Celle Ligure 1414 - Roma 1484)
Francesco della Rovere, appartenente ad un nobile casato decaduto originario di Savona, divenne generale dell’ordine francescano nel 1464. Ottenuto il cappello cardinalizio nel 1467, nel 1471 divenne pontefice grazie all’aiuto del duca di Milano e dei cardinali Orsini, Gonzaga e Borgia.
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Breve di Papa Sisto IV ad Antonio de Noxeto (18 agosto 1472 - Roma) inserire link
Morto improvvisamente nel 1471 il pontefice Paolo II, il suo successore Sisto IV nominò Antonio governatore delle terre di Vetralla e Ronciglione, assegnandogli il salario di 25 ducati d’oro al mese. Trovandosi egli in tale ufficio nel 1472, ebbe insieme a Giorgio di Massa un incarico assai strano dal papa; quello cioè di cercare un tesoro che si diceva sepolto in uno dei castelli di Vetralla, Ronciglione, Caprinica, Bieda e Monteranno. Dal breve pontificio che si riferisce a questo incarico, si vede che il nome della persona che aveva dato ad intendere al papa di aver modo di trovare quel tesoro era tenuto così gelosamente segreto, che non fu creduto prudente affidarlo alla pergamena, ma fu detto a voce al latore del breve.
(Jacopo Bicchierai)
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Galeazzo Maria Sforza (Fermo 1444 - Milano 1476), duca di Milano
Figlio primogenito di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti, alla morte del padre (8 marzo 1466) si trovava in Francia alla guida di una spedizione militare inviata da Francesco Sforza in aiuto a Luigi XI Valois che era in lotta contro i grandi feudatari capeggiati da Carlo I di Borgogna (il temerario). Richiamato in patria dalla madre, il nuovo Duca entrò a Milano il 20 marzo 1466. Nei primi anni vi fu una sorta di coreggenza di Galeazzo Maria insieme alla madre Bianca Maria ma, ben presto, l'eccessiva impulsività e il carattere autoritario del giovane Duca crearono attriti nel rapporto e Bianca Maria decise di allontanarsi da Milano. I modi superbi e la dissolutezza della vita, diedero esca all'invidia e alla maldicenza. Ne risultò una congiura di nobili milanesi già suoi amici, ai quali si aggiunsero gli avversari anche per risentimenti personali, con il probabile supporto della longa manus del re di Francia Luigi XI Valois: il duca Galeazzo Maria cadde pugnalato per mano di Giovanni Andrea Lampugnani, Gerolamo Olgiati, e Carlo Visconti sulla soglia della chiesa di Santo Stefano il 26 dicembre 1476.
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31 marzo 1473 - Novara
Messer Antonio adunque si trasferì a Bagnone verso la fine del 1472 o al principio dell’anno seguente. Poco dopo, per opera di alcuni malevoli gli fu intentato un processo per delitto di stato dal podestà di Pontremoli, che apparteneva al duca di Milano: ma se non mancavano al Noceto i nemici, neppure gli amici potenti gli facevano difetto. Infatti il duca Galeazzo Sforza con decreto dato da Novara il 31 marzo 1473 ordinò al podestà e commissario ducale di Pontremoli di annullare ogni procedura iniziata pel detto titolo contro messer Antonio e contro alcuni cittadini pontremolesi che con lui si trovavano coinvolti in quell’accusa.
(Jacopo Bicchierai)
23 luglio 1475 - Pontremoli
Dal comune di Pontremoli [Antonio] ottenne nel 23 luglio 1475 la conferma per sé e i suoi eredi in perpetuo della esenzione da ogni gabella per i generi che traessero fuori di quel territorio per uso della famiglia, già concessa antecedentemente ai suoi fratelli Pietro e Jacopo; questa esenzione fu poi confermata a favore dei suoi figli il 9 novembre 1519.
(Jacopo Bicchierai)
Nella foto, Francesco I
La famiglia Noceti tra i secoli XV e XVI acquisisce il ruolo di referente privilegiato della casa dei Medici, che attraverso influenti personaggi locali, attua una politica di acquisizione e successivamente di controllo sui territori compresi entro i confini del distretto fiorentino.
Nel corso del secolo XVI i Noceti subentrano di fatto ai Malaspina nel governo locale, dato che il Granducato di Toscana li investe di un effettivo potere territoriale, immettendoli nel possesso attuale e corporale della rocca di Bagnone (1526), fregiandosi del titolo nobiliare concesso loro all’imperatore Federico III. Dopo l’acquisizione da parte del governo fiorentino di Corlaga (1551) e Rocca Sigillina, grazie alla mediazione dei Noceti, il ruolo della famiglia è riconosciuto e conclamato tanto sotto l’aspetto patrimoniale che politico.
Francesco I di Valois (Cognac 1494 - Rambouillet 1547), re di Francia
Figlio di Carlo d’Orléans, duca di Valois dal 1498, divenne re di Francia alla morte di Luigi XII (1515). Ripresa la politica italiana dei predecessori, dopo la vittoria sugli svizzeri a Marignano (1515) ebbe riconosciuto dal trattato di Noyon (1516) il dominio su Milano.
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9 novembre 1519 - Pontremoli inserire link
3 luglio 1526 - Bagnone inserire link
Il castello di Bagnone [fu] concesso al conte Pierfrancesco dalla Repubblica di Firenze con lettera dei Capitani di Parte Guelfa e degli Otto di Pratica del 28 e 29 giugno 1526, confermate da una del 7 dicembre 1527.
(Jacopo Bicchierai)
Pietro da Noceto (1397-1467)
Pietro nacque l’8 gennaio 1397. Persona assai colta, è dapprima segretario del cardinale Domenico Caprinica e durante questi anni stringe amicizia con Enea Silvio Piccolomini. Successivamente divenne segretario del cardinale Niccolò Albergati e strinse amicizia con Tommaso Parentucelli che, salito al soglio pontificio, o volle come proprio segretario e confidente. Riceve l’incarico di segretario al Concilio di Basilea, quindi è segretario segreto del pontefice sarzanese, Niccolò V. Avvocato, notaio, teologo, valente amministratore, l’imperatore Federico III lo crea conte palatino. È cittadino lucchese nel 1445 e genovese nel 1450. Riceve in dono da Niccolò V la croce che il pontefice stesso, visitando il corpo di Francesco d’Assisi, aveva trovato sul petto di lui. Pietro la donerà in seguito alla Repubblica di Lucca e in seguito giungerà a Bagnone. Alla morte di Niccolò V (1455) lasciò la corte pontificia e si ritirò in famiglia a Lucca. Nel 1462 fece erigere a proprie spese il campanile della chiesa di San Niccolò di Bagnone. Morì nel 1467 a Lucca, dove venne tumulato nella cattedrale con un monumento, opera di Matteo Civitali.
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24 agosto 1462 - Bagnone inserire link archivio
Messer Antonio possedeva in proprio e per donazione fattagliene dal fratello Pietro nel 1462 ai rogiti di ser Bernardo da Bagnone un vistoso patrimonio in beni di terra nei distretti di Bagnone, Pastina, Mochignano, Paneschia, Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano, Castiglione del Terziere, Virgoletta e perfino Noceto in Val di Nure.
(Jacopo Bicchierai)
23 agosto 1465 - Gottola 1
- Antica denominazione del borgo di Bagnone
Nella foto Denis Diderot
La famiglia Noceti nei secoli XVII-XIX
Nel corso dei secoli XVII, non mutando il contesto di riferimento istituzionale e giuridico, i Noceti mantengono il potere temporale ed economico ormai consolidato sul territorio, continuando ad occupare importanti cariche ecclesiastiche sia a livello diocesano che pontificio.Il vero cambiamento interviene nella seconda metà del secolo XVIII, nel momento in cui si viene a delineare un nuovo concetto di stato. Con l’avvento del periodo lorenese viene riconosciuto alla nobiltà un nuovo ruolo e, nel contesto specifico dell’area bagnonese, la famiglia acquisisce un ruolo influente all’interno delle magistrature preposte al governo locale. Durante il governo del granduca Pietro Leopoldo (1769-1808) e nel periodo di dominazione francese (1808-1815) costante è la presenza di esponenti della famiglia Noceti nella politica comunitativa. Anche durante la Restaurazione e fino all’unità d’Italia la famiglia mantiene il suo ruolo i leader nel governo del territorio bagnonese.
Carlo Noceti (1694-1759), dei Conti Noceti di Bagnone, fu professore di teologia al Collegio Romano e stimato erudito. L’abate Emanuele Gerini, nelle sue Memorie Storiche ,così ne tratteggia la figura: “Fu della nobile e chiara stirpe dei conti Nocetti di Bagnone ancora questo Carlo il quale, dedito essendo alla pietà e alla quiete del chiostro, vestissi dell’abito della Compagnia di Gesù, e in essa esercitò sì bene il grande ingegno che avea, che divenne insigne maestro in divinità e anche valente poeta. Crebbe egli nella carriera degli studi così fattamente che, dopo di avere letto nel collegio Romano teologia scolastica, fu posto a coadjutore del dottissimo Padre Turano nel teologato della sacra penitenzieria di Roma, ed insieme ebbesi l’onoranza di essere disaminatore de’ vescovi. Non è da dire quanto buon grido in quella metropoli cristiana riscuotesse il virtuoso Carlo in tutti li suoi onorevoli incarichi … In Roma poi cessò della vita questo Lunense scrittore il 1759, mentre in sommo grido vivea e grandemente riputavasi per le sue rare doti; e per tal modo che per la penna di altri scrittori è commemorato e nei dizionari degli uomini illustri parimenti si registra”.Uno stretto rapporto d’amicizia legò il Noceti al gesuita dalmata Ruggero Giuseppe Boscovich (1711-1787), professore di matematica e di filosofia al Collegio Romano dal 1740, matematico, fisico, astronomo di grande valore, con il quale condivise l’entusiasmo per le innovative dottrine newtoniane.1Proprio intorno alla metà del Settecento, per favorire la conoscenza e la diffusione delle più moderne teorie scientifiche al di fuori del mondo accademico, scuole e accademie culturali indirizzarono le loro iniziative editoriali verso la produzione di opere a carattere divulgativo, in particolar modo sotto forma di poesia didascalica: in ambito arcadico, ad esempio, per propagandare il newtonianesimo, grande spazio venne riservato ai sonetti, la cui memorizzazione era resa facile dalla brevità, dalla metrica, dalla rima.A questa temperie culturale appartiene lo scritto di Carlo Noceti De iride et aurora boreali carmina, edito a Roma nel 1747 : l’opera, annotata e commentata in prosa dal Boscovich, si compone di due poemetti didascalici sui due fenomeni naturali e mette in evidenza l’interesse del Noceti per le più rivoluzionarie teorie scientifiche del suo tempo .Il componimento sull’iride venne infatti redatto tenendo presenti gli studi sulla rifrazione della luce compiuti da Isaac Newton mentre gli esametri dedicati all’aurora boreale riprendevano le osservazioni dello scienziato francese Jean-Jacques Dortous de Mairan. Rispetto al resto della produzione didascalica del tempo, l’opera del Noceti assume un significato particolare: non si limita infatti ad assolvere compiti di carattere divulgativo ma introduce l’uso di versi in latino nella didattica della filosofia naturale ,affiancando alle tradizionali letture dei poeti latini nuovi testi di contenuto scientifico, capaci di stimolare negli studenti delle classi di Retorica e di Umanità nuovi interessi di astronomia, ottica, matematica Verso la seconda metà del ‘700 sia sviluppa infatti un atteggiamento antimetafisico come patrimonio comune dell’uomo di cultura, sia esso scienziato che letterato; caratterizzata dal rifiuto di ogni considerazione delle cause, dall’abbandono del metodo d’indagine deduttivistico, dal ridimensionamento delle prove indirette con quelle fondate sull’efficacia operativa delle teorie.Non dobbiamo dimenticare che nel 1751 a Parigi esce il primo volume dell’Encyclopédie con la prolusione di d’Alembert.
- Nato a Ragusa, dove si formò culturalmente, nel 1726 entrò nell’ordine dei gesuiti ed alcuni anni più tardi fu ordinato sacerdote a Roma. Genio poliedrico, si interessò di astronomia, matematica, fisica e geodesia: osteggiato dal Collegio, nel 1759 si recò in Francia e in Inghilterra, dove fu nominato membro della Royal Society. Dopo aver effettuato un viaggio a Costantinopoli per osservare il passaggio di Venere di fronte al Sole, nel 1763 fu nominato professore di matematica all'Università di Pavia. Contemporaneamente fondò l'Osservatorio di Brera. Nel 1773 si trasferì a Parigi dove fu direttore di ottica della marina francese. Rientrato in Italia nel 1783, nell’ottobre del 1785 si stabilì a Milano, dove morì. Precursore dell’osservazione diretta sulle astratte teorie meccanicistiche, per il suo positivo atteggiamento Boscovich è considerato uno dei precursori del pensiero scientifico moderno. Tra le sue opere principali:R. G. BOSCOVICH, Theoria philosophiae naturalis redacta ad unicam legem virium in natura existentium, Vienna, Officina Libraria Kaliwodiana, 1758;R. G. BOSCOVICH, De solis ac lunae defectibus, Londra, Millar e Dodsleios, 1760;R. G. BOSCOVICH, Opera pertinentia ad opticam et astronomiam, Bassano del Grappa, Remondini, 1785.
Immagini
" I De Noceto: l'ascesa di una famiglia fra Lunigiana, Roma e Toscana. Documenti dall'Archivio domestico Noceti di Bagnone e da archivi toscani", a cura di Eliana M. Vecchi, "Giornale Storico della Lunigiana e del territorio Lucense", Nuova Serie - Anni LII-LIII 2001-2002, La Spezia 2003
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“I De Noceto: l’ascesa di una famiglia fra Lunigiana, Roma e Toscana tra il XV e il XVI secolo”
Mostra a cura di Francesca Guastalli e Monica Armanetti
Riedizione critica della mostra del 1998, a cura di Francesca Guastalli, Luciana Cortesini, e Dario Manfredi, celebrativa di Pietro da Noceto, segretario particolare di papa Niccolò V, nell’ambito delle giornate di studio dedicate a “Papato, Stati regionali e Lunigiana nell’età di Niccolò V”, alla luce della pubblicazione del volume omonimo, edito dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri Sezione Lunense (2003), a cura di Eliana Vecchi.
Documenti dell’archivio domestico Noceti, concessi dalla famiglia Ruschi Noceti.
I pannelli della mostraPresentazioneLa famiglia Noceti: Origini - Biografie - L'ascesa al potereL'archivio domestico Noceti - Jacopo BicchieraiLa dimensione privataI rapporti con il papato: Niccolò VI rapporti con il papato: Pio III rapporti con il papato: Callisto III, Paolo II, Sisto IVI rapporti con gli stati territoriali (I)I rapporti con gli stati territoriali (II)Pietro da NocetoLa famiglia Noceti nei secc. XVII-XIX: Carlo Noceti e la filosofia della natura